2021-08-07 14:49:17
"Rinate pulsano le vene della vita
a salutare con dolcezza l'alba dell'etere.
Tu sei rimasta, terra, salda anche questa notte e ricreata respiri ai miei piedi.
Già imprendi a avvolgermi di gioia:
tu svegli e smuovi una decisa volontà di tendere senza requie a più alta esistenza...
Guarda lassù! Le vette giganti dei monti già danno annunzio dell'ora più solenne: godono prime della luce eterna che più tardi fino a noi quaggiù discende.
Ora si donano nuove chiarità e nitidezza ai pendii verdi dei prati dell'alpe e a grado a grado verso il basso si distendono.
Il sole spunta!... Ah, le pupille che il dolore trafigge già distolgo abbacinato.
E così è, quando un ansioso sperare
al desiderio più alto intendendo fiducioso penetra ampie, a esaudirsi, le porte.
Ma su da quegli eterni abissi erompe
un eccesso di fiamma: e ci fermiamo attoniti.
Noi volevamo accendere la torcia della vita: un mare di fuoco ci avvolge. E che fuoco!
È amore, è odio quel che arde e ci recinge, dolore e gioia alternando tremendo sì che si torna a atterrare lo sguardo per farci schermo nei veli più giovani?
E allora, che il sole mi resti alle spalle!
La cascata che tuona tra le rocce,
guardandola s'avviva sempre più la mia gioia.
Di salto in salto ora s'abbatte e in mille e mille rivoli si sperde
in aria sibilando schiume.
Ma come da questa tempesta sgorga sovrano e si volge l'arcobaleno immobile cangiante,
ora di puro disegno ora diffuso in cielo e fresco irradia intorno aereo un brivido!
È una figura dell'agire umano.
Medita su di esso e meglio capirai:
soltanto nei colori del suo riflesso ci è dato possedere la vita."
Goethe, Faust
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