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La diplomazia oscura. Servizi segreti e terrorismo nella Guerra fredda di Gianluca Falanga

Carocci, 2021 - Falanga licenzia un saggio puntualissimo sulle reti occulte di una storia internazionale su cui si è detto tanto ma forse non ancora tutto.

Non so come la raccontano oggi i libri di scuola: per quello che ho modo di vedere non tutta, e non fino in fondo. La contro-storia della Guerra fredda e dei più o meno coevi anni di piombo sui testi scolastici è relegata a qualche paginetta dove l’Italia passa per innocente (il migliore dei mondi possibili, una fulgida democrazia), preda di frange ideologizzate che la precipitano nella zavoliana notte della Repubblica. Non so se i nuovi testi di storia rivelano (e se sì fino a che punto) di Gladio, delle trame golpiste, delle stragi di stato, dello stato parallelo, dei servizi segreti e degli infiltrati dell’est e dell’ovest, impegnati a fomentare l’escalation violenta che doveva portare all’implosione del presunto Belpaese.

Questo in Italia, intorno al ventennio di grazia ’60/’80 del secolo scorso, in cui è vero anche che il resto del mondo non scherza: nel brutto mezzo della cosiddetta guerra fredda, in giro per il pianeta c’è un traffico sotterraneo di spie, infiltrazioni, manipolazioni e giochi sporchi politici come in dieci James Bond messi assieme.

Nel suo nuovo La diplomazia oscura. Servizi segreti e terrorismo nella Guerra fredda (Carocci, 2021), Gianluca Falanga traccia la mappatura non dietrologica dei territori nebulosi e commisti alla lotta armata degli anni in questione, quando, in altre parole, intelligence di opposta provenienza politica si impegnano in un conflitto silente per l’indirizzo strategico del mondo.
Si tratta di storie underground. Come si evince dalle parole di Falanga, le intersezioni tra servizi segreti e gruppi terroristici, rappresentano il sotterraneo leit motiv della Guerra fredda: sostenuti da infiltrati dell’est e dell’ovest, i terrorismi dell’Europa divisa in blocchi (gli italiani delle BR e i tedeschi della RAF, in primo luogo) si avvalgono di appoggi e consulenze oscure, si allenano alla guerriglia urbana nei campi palestinesi dell’OLP (in quegli anni autentico motore del terrorismo internazionale), e d’altro canto l’antiterrorismo non disdegna contatti, per così dire diplomatici, con fantasmatici emissari delle diverse forze in campo. Insomma: al riparo del fittizio ombrello democratico la guerra silente c’è stata, combattuta da efficientissime strutture-cardine fra eversione europea, servizi segreti e terrorismo arabo-palestinese. Per dirla in ulteriore sintesi.

Dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, gli archivi dei servizi segreti della Cortina di ferro sono stati resi pubblici, ed è basandosi su questi, e su una corposa documentaristica internazionale, che Gianluca Falanga licenzia questo saggio puntualissimo sulle reti occulte di una storia internazionale su cui si è detto tanto ma forse non ancora tutto. In virtù di un taglio accademico e non partigiano, La diplomazia oscura si propone, in tal senso, come possibile caposaldo per ulteriori indagini sul tema.