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⁣Le donne della casa di pietra di Patrizia Ciribè Nulla Die, | Cultura News ™

Le donne della casa di pietra di Patrizia Ciribè

Nulla Die, 2022 - Il primo volume di una saga familiare, che alterna il racconto di donne straordinarie con considerazioni acute sulla condizione femminile nel nostro paese e sui modelli stereotipati e accettati senza critica da troppi uomini.

La scrittrice ligure Patrizia Ciribè si misura con una impresa interessante e ambiziosa, visto che sulla copertina del romanzo appena pubblicato da Nulla Die, Le donne della casa di pietra, compare anche il sottotitolo, “Libro uno. Le origini”. Dunque si accinge alla scrittura di una saga familiare, di cui in questo volume ci propone un inizio.

La voce narrante della complicata vicenda affettivo/familiare è la cinquantenne Elsa, proprio come Elsa Morante, la scrittrice modello di tanta letteratura che ha per oggetto privilegiato il ruolo delle donne.

Ora lei conduce una vita “normale” a Torino, insieme al marito Roberto, uno psicoterapeuta che lei aveva conosciuto dapprima professionalmente, e la figlia Sara, diciottenne consapevole e sanamente polemica. Ma il suo passato era stato a dir poco tempestoso. Unica femmina tra due fratelli maggiori, un padre violento e sempre assente, una madre sottomessa e apatica, incapace di prendere in mano la dignità di una vita senza abusi, l’unico vero riferimento affettivo della bambina era la nonna Lidia. In appartamenti diversi le famiglie vivevano nella famosa casa di pietra, ereditata dagli avi.
Proprio la ricerca delle origini della loro storia aveva spinto la nonna a condividere con la nipotina una lunga serie di lettere che la progenitrice Sarina, a metà ottocento, aveva scritto a un fantomatico zio, e che non aveva mai spedito, raccontando le vicende terribili della sua vita.
Bambina abbandonata in un contesto che non le apparteneva, era destinata da suo padre Gino a una vita diversa, in città, presso gli zii ricchi che l’avrebbero accolta, sottraendola alla violenza di un cognato, Renato Artusi, che si era innamorato di lei ancora bambina, malgrado avesse sposato sua sorella Maria, apatica e distratta, benché resa madre di due figli. Il padre Gino, unico suo confidente, era morto improvvisamente cadendo da un albero, e la povera Sarina non aveva avuto la possibilità di sottrarsi al suo destino di ragazza segregata in campagna, anche se intelligente, lettrice indomita, elegante, ma schiava di un padrone alla cui volontà non aveva potuto sottrarsi.