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PERCHÉ NON FINIAMO QUELLO CHE INIZIAMO

Se fai parte della categoria di persone che inizia tanti progetti, compiti, iniziative... per poi abbandonarli o portarli a termine con molta fatica, può esserti utile il ragionamento fatto dallo scrittore Michael Lopp.

Anche lui vittima dell’iniziare senza finire, ha provato ad analizzare la sua situazione che riguarda la scrittura, chiedendosi perché alcuni testi non arrivavano mai alla conclusione.

Lo schema che trovi qui di seguito rappresenta un flusso di lavoro che può riguardare settori diversi.

L’asse orizzontale corrisponde al tempo necessario per completare un compito.
L’asse verticale rappresenta la gioia/motivazione/voglia di realizzare quel compito.

Che cosa notiamo?

Quando iniziamo un lavoro o annotiamo un’idea, il tempo richiesto è minimo e la gioia è altissima. Carica ed energia sono con noi e ci supportano.

In seguito, passiamo allo sviluppo più concreto del lavoro e, nell’esempio di Lopp, significa scrivere la parte principale di quella che era l’idea di partenza. In questa fase il tempo necessario è ancora ridotto e il livello di gioia inizia a scendere.

A questo punto la parte di lavoro che porta più soddisfazione (scrivere per lo scrittore, programmare per il programmatore, registrare per il videomaker e così via) sembrerebbe terminata, ma...

Guardando le proporzioni tra le varie fasi, emerge la differenza tra il tempo dedicato alle parti che si credono più importanti (i primi due blocchi) e il tempo richiesto per arrivare davvero alla conclusione del compito.

Questo perché, dopo il cuore del lavoro, troviamo la terza e la quarta fase piene di rifiniture, correzioni, modifiche, dettagli, ricerche, aggiunte, collaborazioni...

Siamo in questa situazione:
«Quando pensi di aver finito la parte più importante, non sei nemmeno al 50%.»

Ed è qui il problema: il tempo necessario per arrivare alla conclusione è ancora molto, ma la gioia è a terra.

Molliamo quando lo sforzo sembra insostenibile perché ci troviamo nelle fasi di lavoro più duro con il carburante gioia ridotto al minimo.

L’idea iniziale non brilla più, si fa fatica e queste sensazioni scatenano dubbi o domande. Condizioni che portano ad abbandonare quello che abbiamo iniziato.

Questo scenario abbastanza catastrofico porta con sé degli aspetti positivi. Se riusciamo a sostenere la fase più dura significa riuscire a migliorare davvero. È proprio nelle ultime due
fasi che si svolge il lavoro più importante, analizzando e modificando quanto fatto.

E, manco a dirlo, un lavoro organizzato aiuta ad attraversare tutte le fasi necessarie.

P.S.: estratto dai contenuti ULTRA PRO

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Debora Montoli
@DeboraAV

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Ho avuto il piacere di fare una bella chiacchierata con Alberto Cabas Vidani di Italian Indie su quello che è possibile fare per andare oltre i servizi e le consulenze:




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Lo schema di Michael Lopp: