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⁣ La nascita della lingua dei segni Sino al XVI secolo le | A braccetto con la Storia

La nascita della lingua dei segni

Sino al XVI secolo le persone sorde vennero continuamente emarginate: considerate inabili per qualunque attività, nella legislazione romana era negato loro di firmare un testamento, si dubitava potessero accedere alla salvezza proclamata nel Vangelo, Aristotele sostenne perfino che tali persone non avessero idee morali e capacità di pensare in forma astratta.

Solo grazie a Rudolf Agricola e Gerolamo Cardano si diffuse l'idea che anche le persone non udenti potessero imparare a comunicare.
Dopo una prima esperienza positiva condotta dal monaco benedettino Pedro Ponce de León, si arrivò ad una primitiva forma di lingua dei segni, ideata da Juan Pablo Bonet e basata sulla "mano guidoniana" di Guido d'Arezzo.

Un metodo ancora più completo venne sviluppato dall'abate Charles-Michel de L’Épée, che inventò una vera e propria lingua completa, un sistema comunicativo complesso che si diffuse rapidamente in molti Paesi europei.
In Italia arrivò grazie a Tommaso Silvestri, che aprì a Roma la prima scuola d'Italia per persone sorde.

Fonte

#curiosità