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2021-05-04 18:16:13 Una delle opere in cui Aristotele ci parla di Etica è sicuramente l'Etica Eudemia. Nel Libro primo lo stagirita elenca le cose che predispongono alla vita felice. Di seguito la citazione.

«[...] mentre le cose predisposte per la vita felice sono tre - virtù, saggezza e piacere - vediamo che sono tre anche i tipi di vita che coloro che occupano livelli sociali di rilievo scelgono di vivere: la vita politica, quella filosofica, quella volta al godimento. Tra queste, quella filosofica vuole incentrarsi sulla saggezza e sulla contemplazione della verità, quella politica sulle azioni moralmente belle (e queste sono le azioni derivanti da virtù), quella dedita al godimento sui piaceri del corpo; per questo si definisce colui che è felice in modi diversi, come si è detto prima».

Aristotele, Etica Eudemea, Classici UTET, Torino 1996, cit. p. 71.

A cura di Michael De Bartolo
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2021-04-19 12:16:45 Dalla tradizione ritenuto uno dei sette savi, Pìttaco (640 a.C.-570 a.C.) fu, secondo la testimonianza di Diogene Laerzio, figlio di un trace e aristocratico che combatté contro i tiranni Melancro e Mirsilo. Di seguito alcuni dei suoi insegnamenti.

«E diceva: Gli uomini prudenti, prima che nascano le avversità, provvedere perché non nascano; i forti, quando sono nate, convenevolmente accoglierle - Non dir prima ciò che vuoi fare; imperciocché, non riuscendo, si riderà di te - Non oltraggiare alla sventura, se hai timore dell'ira divina - Restituisci il deposito ricevuto - Non dir male dell'amico; ma neppure del nemico - Esercita la pietà - Ama la temperanza - Sia teco la verità; la fede; l'esperienza; la sagacità; l'amicizia; l'accuratezza. [...] L'apotegma di lui è: conosci il tempo».

Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, Tipografia Molina, Milano 1842, cit. p. 43.

A cura di Michael De Bartolo
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2021-04-14 23:42:32 Nel Libro Primo dell'opera maggiore di Arthur Schopenhauer, "Il Mondo come volontà e rappresentazione", egli riprende e critica il pensiero kantiano. In particolare, egli vaglia l'utilità della ragione astratta rapportandola ai sentimenti. Mentre la ragione serve per categorizzare le intuizioni, i sentimenti sono ciò che spingono gli uomini ad agire in un modo piuttosto che in un altro. Di seguito alcune citazioni del filosofo di Danzica.

«[...] Questa stessa natura dei concetti, che li rende simili alle tessere del mosaico e in virtù della quale l'intuizione rimane sempre la loro asintote, spiega anche perché nell'arte essi non producono nulla di buono. Se un cantante o un artista volesse condurre la sua esibizione mediante la riflessione, per lui sarebbe la fine. [...] Il concetto per l'arte rimane sempre sterile: esso può dirigere semplicemente l'aspetto tecnico di essa; il suo campo infatti è la scienza [...]».

«[...] Si agisce secondo sentimenti, per così dire, cioè non già secondo concetti, vale a dire secondo il contenuto etico. [...]».

«[...] Con ciò, non si deve tuttavia negare che per fare una vita virtuosa è necessario applicare la ragione; essa, tuttavia, non ne è la sorgente, la sua funzione è infatti subordinata, consiste cioè nel mantenere le decisioni prese, nel tenere in evidenza le massime per fronteggiare la debolezza del momento e per compiere le azioni. [...]».

Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Newton Compton, Roma 2017, cit. pp. 80-81-82.

A cura di Michael De Bartolo
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2021-04-11 19:42:07 Con tutta la sua arte dialogica Socrate dà delle giustificazioni razionali della sua scelta di non fuggire in Tessaglia sotto consiglio del suo amico Critone, in primis quella di disobbedire alle leggi di Atene, per lui sacre. Egli poi ammonisce Critone, il quale aveva asserito che non accettando il suo aiuto il popolo avrebbe pensato ad una cattiva condotta da parte dei suoi amici. Di seguito un estratto della risposta di Socrate.

«[...] SOCRATE: Dunque, carissimo, noi dobbiamo darci pensiero non di quello che dirà di noi il popolino, ma di quello che potrà dire chi si intende del giusto e dell'ingiusto, di quello soltanto e della stessa verità, tanto che, in questa maniera, tu non dai un giusto avvio alla discussione se esordisci dicendo che noi dobbiamo darci pensiero dell'opinione dei più sul giusto, il bello, il buono e sul loro contrario. [...]».

Platone, Critone, Newton Compton, Roma 2011, cit. p. 125.

A cura di Michael De Bartolo
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2021-04-08 12:24:33 Continuano le collaborazioni tra Physokai Philosophia e altri filosofi esterni. Di seguito la citazione scelta da Andrea Biafore:

Il linguaggio, come proprium dell'umano rende noto un insieme di fenomeni che costituiscono una data realtà; tale realtà sarà di conseguenza determinata dalle caratteristiche di quel linguaggio.

«La logica non risiede nelle istituzioni e nelle loro funzionalità esterne, ma nel modo in cui queste sono trattate quando si riflette su di esse. In altri termini, la riflessione sovrappone la qualità della logica all'ordine istituzionale. Il linguaggio provvede alla fondamentale sovrapposizione di logica sul mondo sociale oggettivato. L'edificio di legittimazioni è costruito sul linguaggio e usa il linguaggio come suo principale strumento. La « logica» così attribuita all'ordine istituzionale è parte del bagaglio di conoscenza socialmente disponibile e dato per scontato. Dal momento in cui l'individuo adeguatamente «sa» che il suo mondo sociale è un insieme coerente, egli sarà costretto a spiegare sia il suo funzionamento che le sue disfunzioni nei termini di questa «conoscenza». È molto facile, quindi, che l'osservatore di una società ritenga che le sue istituzioni funzionino e si integrino effettivamente «come dovrebbero»».

Peter L. Berger - Thomas Luckmann, La realtà come costruzione sociale, Mulino, Bologna 1969, cit. p. 101.

A cura di Michael De Bartolo
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2021-04-07 13:28:52 Inizia la collaborazione tra Physokai Philosophia e altri filosofi esterni. Di seguito la citazione scelta da Simone Zanello:

Liberare la Storia da una concezione progressiva che impedisce di cogliere in ogni attimo una chance rivoluzionaria, rendendo tutta la storia soltanto storia dei vincitori, è il compito politico delle Tesi sul Concetto di Storia di Walter Benjamin. Con l’avvento del Messia come irruzione della redenzione e, dunque, della rivoluzione, possibilità sempre attuale e attuabile solo nell’ascolto di un Passato che chiede a gran voce di essere riscattato dalle ingiustizie subite dagli sconfitti, si chiudono le Tesi:

«È noto che agli ebrei era vietato investigare il futuro. La thorà e la preghiera li istruiscono invece nella memoria. Ciò li liberava dal fascino del futuro, a cui soggiacciono quelli che cercano informazioni presso gli indovini. Ma non per questo il futuro diventò per gli ebrei un tempo omogeneo e vuoto. Poiché ogni secondo, in esso, era la piccola porta da cui poteva entrare il Messia.»

Walter Benjamin, Tesi di Filosofia della Storia, in Angelus Novus a cura di Renato Solmi, Einaudi, Torino 1962, cit. p. 86.

A cura di Michael De Bartolo
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2021-04-06 14:03:25 Il contributo del filosofo ungherese György Lukács è stato decisivo per una rilettura attenta e innovativa del pensiero di Marx. Egli ammette che di Marx è stato rivoluzionario soprattutto il suo metodo di indagine, ossia quello dialettico. Un processo che fondi le proprie strutture nella storicizzazione dei rapporti di classe. Questo ci consente di vedere i fatti frazionati della storia, nella sua totalità, contrariamente a quello che fa la scienza borghese.

«L'indagine concreta significa dunque: rapporto con la società come intero. Infatti, soltanto in questo rapporto la coscienza che gli uomini hanno di volta in volta della loro esistenza, si presenta in tutte le sue determinazioni essenziali».

György Lukács, Storia e coscienza di classe, Oscar Studio Mondadori, Milano 1973, cit. p. 65.

A cura di Michael De Bartolo
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2021-04-01 02:53:43 Nei "Sentieri interrotti" possiamo riscontrare il passaggio dal pensiero Heideggeriano incentrato sul senso dell'essere a quello dell'essere come linguaggio.

Nel primo dei sei saggi "L'origine dell'opera d'arte", egli si immerge in riflessioni atte a ricercare il senso linguistico in connessione con quello ontologico dell'arte. Qual è l'essenza dell'arte? L'artista e l'opera. Nella citazione che segue, un estratto dove il filosofo riflette sull'origine dell'arte.

«[...] L'artista è l'origine dell'opera. L'opera è l'origine dell'artista. Nessuno dei due sta senza l'altro. Tuttavia nessuno dei due, da solo, è in grado di produrre l'altro. Artista ed opera sono ciò che sono, in sé e nei loro reciproci rapporti, in base ad una terza cosa, che è in realtà la prima, e cioè in virtù di ciò da cui tanto l'artista quanto l'opera d'arte traggono il loro stesso nome, in virtù dell'arte».

Martin Heidegger, Sentieri interrotti, a cura di Pietro Chiodi, La nuova Italia, Firenze 1968, cit. p. 3.

A cura di Michael De Bartolo
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2021-01-14 14:15:57 Se parliamo di arte della comunicazione, chi più di Cicerone, padre dell'eloquenza, può darci delle dritte? Nelle sue opere emergono i tratti caratteristici dell'oratore romano per eccellenza. In questa citazione si è scelto un suo suggerimento fondamentale per chi vuole comunicare che contraddistingue l'oratore migliore, prima di tutte le tecniche che possono essere acquisite con la pratica o per natura bisogna essere onesti e saggi.

«La capacità di esprimersi, del resto, rientra tra le più grandi virtù, e sebbene tutte le virtù siano affini e di uguale valore, tuttavia alcune possono risultare più belle e nobili di altre. [...] Quanto più questa forza cresce (capacità di tradurre in parole sentimenti e pensieri), però, tanto più deve essere accompagnata dall'onestà e dalla saggezza; se infatti avremo insegnato le tecniche della comunicazione a persone prive di tali virtù, non avremo creato degli oratori ma affidato armi a dei pazzi».

Cicerone, L'arte della comunicazione, Oscar Mondadori, Milano 2007, cit. p. 89.

A cura di Michael De Bartolo
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2021-01-06 02:32:12 Continuatore della scuola stoica, Cleante, discepolo di Zenone di Cizio impresse una dimensione ontologica al logos dello stoicismo. L'opera che ci è pervenuta è una forma poetica di esaltazione della divinità (logos) Zeus. L'opera di chiama "Inno a Zeus" ed è in esametri. In alcuni passi egli esorta il dio a scacciare la dissennatezza e a infondere il logos (ragione universale) negli uomini. Di seguito due passi dell'opera del nostro filosofo:

«[...]Tanto ad un unico scopo col degno l’indegno compensi,
che si fa tutto una sola e sempre vivente ragione,
che fra i mortali i malvagi rifuggono nel trascurarla,
miseri, che rimpiangendo per sempre il possesso del bene,
legge comune di dio non vedono o sanno ascoltare,
cui obbedendo con senno vivrebbero vita felice. [...]

[...] Dono per tutti, Zeus nero di nuvole, candido lampo,
gli uomini salvali tu da dissennatezza luttuosa,
padre, tu scacciala via dall’anima, fa' che otteniamo
quella sapienza in cui tu fidando ogni cosa assoggetti,
sì che onorati da te ricambiamo te con onore [...]».

Cleante, Inno a Zeus.

A cura di Michael De Bartolo
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