2021-08-19 20:21:07
Dai moti di Stonewall del 1969 ad oggi, le manifestazioni di fierezza frocia sono state e rimangono un caposaldo del movimento queer, attraverso cui, irrompendo nelle strade, nei locali, nella "normalità" della vita mondana borghese e negli occhi, nelle orecchie e nel cervello del perbenismo bianco cis-etero, rivendichiamo che i nostri corpi siano liberi di essere, godere, invadere, unirsi e dividersi, che le nostre voci siano ascoltate nel loro urlare di rabbia e nel loro gemere di piacere, lacerando e distruggendo giorno dopo giorno, lotta dopo lotta, l'idra le cui teste annoverano, assieme all'eteropatriarcato, il capitalismo, lo stato, il suprematismo bianco, lo specismo, la medicalizzazione abilista e neuronormativa, la tecnocrazia, ed il cui corpo reca le parole <
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In questi oltre 50 anni, però, questa bestia tentacolare ha iniziato ad appropriarsi sinistramente del nostro stesso orgoglio, dei nostri movimenti e dei nostri cortei. Forse i più hanno la vista troppo annebbiata dalla pacificazione sociale per notare quanto un pride oggi sia poco più di una sfilata di soggetti considerati socialmente accettabili e convenzionalmente attraenti, certamente quanto il più lontani possibile dalle nostre madri indiscusse, donne trans nere, puttane e senzatetto, ed in cui i prominenti membri delle istituzioni si fregiano del loro spirito di tolleranza mentre non stanno sedando la rabbia trans nel sangue, e dove spiccano i loghi delle peggiori multinazionali del pianeta, ben contente di mercificare le nostre identità. Se qualche gay liberale può gioire di questo servilismo ai nodi del potere, felice di ricevere il contentino di un'esistenza sciapa e priva di conflitto per lui che può adagiarsi sui suoi privilegi, a noi questo non basta affatto. Questo non è pride, questa è vergogna.
Contro la boria del neoliberalismo che avanza nelle nostre vite e che tenta di predare e digerire le nostre persone in comode etichette normate e normalizzate, noi insorgiamo con un orgoglio che non è gay, ma è frocia, è queer. Vogliamo un pride che sia radicalmente critico delle strutture dell'autorità sociale, politica ed economica.
Critico del capitalismo e dello statalismo, rivendicando il nostro essere anarchiche, libere dai vincoli del profitto, autodeterminando la nostra difesa, il nostro piacere e la nostra gioia di vivere.
Critico della normatività bianca, che si presenta come antirazzismo colorblind ma non è altro che un vello per nascondere la volontà di non agire contro i problemi strutturali dell'etnocentrismo occidentale.
Critico della mercificazione della vita animale, dello sfruttamento della natura non solo nelle sue risorse ma anche nella sua essenza per giustificare le disumanità della nostra cultura.
Critico dell'uso della medicina e della psichiatria come strumenti del potere, atti a patologizzare i nostri corpi e le nostre menti, per riportare le nostre esperienze nei binari della produttività e dell'accettabilità, oppure isolarci per sempre, come le nostre precorritrici froce e trans, considerate "invertite" nel migliore dei casi, altrimenti costrette ad essere castrate.
Allora, in una Firenze sempre meno cittadina e sempre più souvenir, col centro pieno di negozi di lusso e la periferia piena di lavoratori salariati sottopagati e sfruttati, dove il sindaco è sempre in testa alle parate delle associazioni gay ma poi ci viene tolto il nostro duramente costruito spazio per noi stesse con la forza, noi ci alziamo con tutta la nostra rabbia e la nostra checcaggine, nude, pervertite e svergognate, a prenderci la nostra città, favolosamente anormali.
187 viewsNina , 17:21