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Da The right to provoke Mi sono preso qualche ora per metabol | Nonsonounaveramistress

Da The right to provoke

Mi sono preso qualche ora per metabolizzare il messaggio ricevuto ieri dalla Corte Europea dei Diritti Umani. Questo esito non mi stupisce affatto. La decisione della CEDU conferma quello che ho sempre detto: non c’è giustizia per gli oppressi.

Prima di illustrare più dettagliatamente la gravissima decisione della CEDU vorrei fare una precisazione: non mi interessa sapere se il mio costume, il mio messaggio o il mio tipo di attivismo piace o meno perché non è quello il punto. Dire “se l’è cercata” a una persona che fa una parodia e in cambio si becca minacce di morte, una taglia sulla testa e una vita rovinata è semplicemente disumano.

In breve, la valutazione comincia dandomi ragione (paragrafi 26 e 27). Le cose cambiano a partire dalla fine del paragrafo 28, dove si legge che la Polizia non può essere sovraccaricata di oneri impossibili per dimostrare la colpevolezza di chi diffonde i dati sensibili della vittima, di chi minaccia di morte, di chi mette taglie sulla testa, di chi incita allo stupro punitivo e di chi diffama. Il problema è che io stesso ho fornito tutte le prove e i dati necessari per identificare gli attori di questi crimini. Al paragrafo 29 viene spiegato che la polizia ungherese ha condotto correttamente le indagini, che purtroppo non sono bastate per identificare i criminali di cui sopra. Viene spiegato che la polizia ha scritto a Facebook chiedendo l’indirizzo IP dei criminali, ma il servizio clienti non ha risposto, quindi hanno chiuso le indagini. Viene anche detto che non c’era bisogno di contattare la polizia statunitense (che invece è stata contattata in altri casi) per risalire ai proprietari delle “testate” giornalistiche neofasciste che hanno diffuso i miei dati personali in rete, le quali hanno i server negli USA. La motivazione? I crimini che ho elencato pocanzi vengono letteralmente derubricati a “intimidazioni”, e quindi non abbastanza gravi da richiedere un’azione concertata. Al paragrafo 30, la Corte sostiene che io non sono riuscito a dimostrare di essere stato discriminato dalla polizia, almeno non per gli standard della Convenzione Europea sui Diritti Umani. La sentenza si chiude col paragrafo 31, in cui la Corte ritiene le mie accuse contro lo stato ungherese INFONDATE.

In situazioni del genere, il compito dello stato dovrebbe essere quello di proteggere le vittime, specie quelle appartenenti a minoranze oppresse. Questa sentenza è pericolosissima perché sostanzialmente dice che non si ha il diritto di satira e parodia nei confronti delle destre.

È molto brutto vedere un organo che dovrebbe essere super partes andare contro al diritto naturale e al diritto positivo. Ciliegina sulla torta, questa sentenza è DEFINITIVA.

La mia lotta non si ferma qui. Pagherete tutto, e pagherete caro.

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