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Tutti abbiamo passato un periodo speciale della nostra infanzi | Expanda - Canale Pubblico -

Tutti abbiamo passato un periodo speciale della nostra infanzia.
Quel lasso di anni dove eravamo bimbi felici senza nessun motivo.

Oggi non riusciamo a ricordare neanche perché lo eravamo.
È questo il problema.

Il problema è che oggi, da adulti, pensiamo che per essere felici dobbiamo fare qualcosa che ci dia in cambio felicità.

Abbiamo dimenticato come esserlo, ma ricordiamo ancora quel periodo speciale.

I più disillusi penseranno che la ragione di quella felicità, fosse il semplice fatto di essere inesperti ed immaturi.

Eppure oggi vivi cercando di replicare quella felicità infantile.

Io sono certo che la felicità non si determina in base alla maturità o all’esperienza, perché le persone felici che conosco non sono né immature e tanto meno inesperte: sono sagge.

Hanno compreso che quella che chiamiamo “felicità” non si ottiene facendo un’azione specifica.
Hanno provato a fare tecniche e rituali per ritrovarla, ma hanno trovato solo rilassatezza o brevi stati di connessione piacevole (o quello che la mente gli fa credere).

Ciò che impedisce di essere felice all’adulto moderno tanto sapiente, è l’assoluta idea che la felicità vada raggiunta.

Così si fanno delle azioni per essere felici, ma si toglie a quelle azioni la possibilità di renderci felici.

C’è la falsa idea che bisogna “correggersi” per essere felici, ma da quando abbiamo smesso di essere connessi con ciò che siamo, siamo diventati infelici.

Da quando abbiamo smesso di accadere per come siamo, siamo diventati la versione tarocca della nostra autenticità.

E ci siamo convinti di tanti spettri:

Non merito di essere felice.
Non ho ciò che mi serve per essere felice.
Per me non esisterà più la felicità.
In questo mondo non si può essere felici.

E ci siamo dati da fare per nascondere agli altri queste nostre profonde credenze, mettendo in campo una recita di facciata almeno per nascondere al mondo la nostra infelicità.

Come se ci fosse da vergognarsi.

È ora di tornare alle origini, mettendo a frutto l’esperienza distorta e confusa che abbiamo fatto sinora di noi stessi.

Puoi provare a tornare alle origini accorgendoti di quanto ti sei allontanato da te stesso, iniziando ad occuparti con amorevolezza di quel bambino interrotto e lasciato lì dove la tua memoria lo ricorda.

Puoi smetterla di difendere le idee che hai su di te; quelle che tanto ti tengono lontano da te.

Puoi smettere di confondere la felicità con la perfezione.

Come facevi da bambino per essere felice?
Non facevi nulla per esserlo; lo eri e basta.

Lì ti riusciva senza nessuno sforzo e fatica.

Ecco, forse l’unica cosa saggia che puoi considerare è quella di ritornare a casa da te stesso.

Oggi hai bisogno di conoscerti abdicando l’idea malsana che hai costruito di te.

Un buon percorso di conoscenza di sé deve portarti a comprendere che da troppo tempo sei fuori strada, troppo confuso, troppo complicato, troppo strutturato su ciò che ti manca, troppo carico di aspettative e di paragoni.

Un adulto in assenza del suo bambino interiore è un adulto triste.

Un adulto che riparte, andando a prendere per mano la propria parte autentica, ritrova la propria strada e fa pace con se stesso.

Prova a chiudere gli occhi…stai qualche minuto in silenzio e ricorda com’eri fatto quando eri quel bambino spensierato.

Prova a rivederti per com’eri e abbraccia quel bimbo guardandolo profondamente nei suoi occhi felici.

Fallo col cuore e cerca quella stretta sentita tra te di oggi e te di allora.

Potresti stupirti nel sentire che era sempre rimasto lì ad aspettarti.

Magari oggi puoi decidere di diventare il genitore di te stesso e iniziare ad occuparti con lealtà di te.

Noi nella scuola facciamo questo.