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Spiritualità Manzoni, in un passo dei ‘Promessi sposi’ che po | EreticaMente

Spiritualità

Manzoni, in un passo dei ‘Promessi sposi’ che poi epurò, ammette che l’amore sia necessario a questo mondo, ma lamenta il fatto che se ne parli troppo. A suo giudizio ve n’ha già quanto basta, senza prendersi la briga di coltivarlo. Altri sono, secondo lui, i sentimenti di cui il mondo ha bisogno e che uno scrittore dovrebbe diffondere: “la commiserazione, l’affetto al prossimo, la dolcezza, l’indulgenza, il sacrificio di sé stesso … ma dell’amore ve n’ha, facendo un calcolo moderato, seicento volte più di quello che sia necessario alla conservazione della nostra riverita specie”.

Da questa allusione alla specie si deduce che Manzoni si riferisca all’atto genitale, ovvero che per ‘amore’ intenda quell’appetito carnale che sempre si legge in filigrana dietro gli sfoghi passionali, gli aneliti sentimentali, le estasi e i tormenti degli amanti. Quel “genio della specie”, come direbbe Schopenhauer, che usa gli individui e provoca in loro le alte maree del desiderio, gli incanti del bello, con l’unico scopo di perpetuare e migliorare una serie di caratteri genetici. Volontà oscura e impersonale cui a volte ci si abbandona, cui a volte si oppone inutilmente la propria volontà.



Sembra che questo ipotetico genio ricorra a ogni sorta di stratagemmi e di imbrogli per ingannare la coscienza, gabbare l’intelligenza, aggirare il buon senso, impedire al cervello di interferire coi suoi piani procreativi. Perciò getta esche cui gli individui abboccano, li avviluppa con fumi ipnotici, li irretisce con carezzevoli sogni e, quando ha raggiunto il suo scopo, li lascia al loro destino. Sembra esservi quindi un’insanabile contraddizione tra gli interessi e i moventi dell’individuo e quelli della specie, alla quale nulla importa del nostro benessere.

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