2022-08-02 11:28:10
https://www.fortunejournals.com/abstract/the-problem-of-home-therapy-during-covid19-pandemic-in-italy-government-guidelines-versus-freedom-of-cure-3380.html
È stato appena pubblicato dal “Journal of Pharmacy and Pharmacology Research”, un articolo che racconta la storia delle terapie domiciliari COVID-19 in Italia, intitolato “The problem of home therapy during COVID-19 pandemic in Italy: Government guidelines versus freedom of cure?” (Il problema della terapia domiciliare durante la pandemia COVID-19 in Italia: Linee guida del governo contro libertà di cura?)
Autori, oltre al sottoscritto, Serafino Fazio, Marco Cosentino, Franca Marino, Sergio Pandolfi, Elisabetta Zanolin
Riassunto
Dopo essere iniziata alla fine del 2019, la COVID-19 si è diffusa in tutto il mondo e l'Italia è stata una delle prime nazioni occidentali ad essere gravemente colpita. A quel tempo, sia il virus che la malattia erano poco conosciuti e non c'erano indicazioni per il trattamento secondo i criteri convenzionali della Medicina Basata sull'Evidenza. Le linee guida del Ministero della Salute italiano affermavano che, a meno che la saturazione di ossigeno non scendesse al di sotto del 92%, non era necessario alcun trattamento farmacologico durante le prime 72 ore, se non su base puramente sintomatica, preferibilmente con paracetamolo. Come successivamente confermato, quel ritardo nell'intervento terapeutico potrebbe essere stato responsabile di numerosi ricoveri ospedalieri e di una letalità molto elevata (3,5%). Per cercare di porre rimedio a questa situazione si sono formati diversi gruppi di volontari, riuscendo a curare prontamente migliaia di pazienti a casa con farmaci antinfiammatori non steroidei e una varietà di farmaci riproposti (principalmente idrossiclorochina, ivermectina) e integratori (come antiossidanti, polifenoli e vitamina D). Sebbene non documentati da alcuno studio randomizzato controllato, questi approcci erano comunque basati sulle migliori evidenze disponibili, miravano ad affrontare bisogni di salute importanti altrimenti insoddisfatti e, secondo alcuni studi osservazionali retrospettivi e l'esperienza clinica di molti medici, producevano una significativa riduzione dei ricoveri, della durata dei sintomi e un completo recupero dalla malattia, se confrontati con i trattamenti diversi e tardivi. Un tempestivo confronto, con una discussione chiara e aperta tra le Istituzioni sanitarie e i suddetti gruppi di medici volontari, potrebbe chiarire gli approcci più efficaci per ridurre il numero dei ricoveri e la letalità di questa malattia.
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