2020-07-01 21:30:07
Il termine su cui oggi rivolgiamo la nostra attenzione è: "ROMANZO”.
La parola romanzo, intesa sia come genere letterario sia come aggettivo attribuito alle lingue neolatine - i cosiddetti volgari -, trae le sue origini dal francese antico e, in particolare, dall'aggettivo "romanz" derivazione dell'avverbio latino volgare "romanice" e assimilabile all'espressione "alla romana”.
Dopo la caduta dell'Impero, tutti i cittadini di origine romana parlavano il "romanice" e il suo adattamento "romanz" divenne un termine usato per far riferimento - senza distinzione - al volgare. In effetti, il processo che portò alla differenziazione delle varie lingue neolatine fu molto lento e, dunque, non era necessario - almeno in quella fase - differenziare le varie parlate.
Solamente in seguito, in Francia, il termine si avvalse anche del significato di "testo scritto in lingua volgare" fino a caratterizzare un particolare genere in prosa ambientata in mondi lontani, che ha fatto sognare e continua a far sognare generazioni di lettori.
Il romanzo si affermò a cominciare dal '600 ed ebbe il suo maggior sviluppo nell'800; di sicuro, il motivo di tanto successo risiede nella duttilità del genere nell’affrontare molteplicità di ambienti, di caratteri e idee della società ottocentesca. Nella prima metà del secolo, esso assume i caratteri del movimento romantico e ne sono precursori - nel periodo pre-romantico - i celebri Goethe e Foscolo che, lontani dal realismo borghese del settecento, mettono in scena personaggi in preda ad angosce esistenziali.
La prima opera nella storia della letteratura occidentale ad essere considerata tale – nel quale queste tendenze sono racchiuse, esaltate e parodizzate – è il "Don Chisciotte" di Cervantes, scritto agli inizi del '600, che prende in giro la tradizione cavalleresca e cortese e quindi, indirettamente, anche i suoi fruitori.
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