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Elizabeth Brathory nacque in Ungheria il 7 agosto 1560. La fam | The Bunnyman

Elizabeth Brathory nacque in Ungheria il 7 agosto 1560. La famiglia Barthory fu una delle famiglie, protestanti, più ricche e potenti di tutta l'Ungheria del tempo. Fin da piccola, Elizabeth, assistette alla crudeltà della famiglia a cui apparteneva, tra cui un episodio in particolare: Una zingara venne cucita all'interno di un cavallo e lasciata li a morire.

Nel 1571, all'età di 11 anni, Elizabeth divenne la fidanzata di Ferenc Nadasdy (16 anni), grazie alle doti di manipolazione, di quest'ultimo, della famiglia Barthory. I due si sposarono l'8 maggio 1575. Ferenc era un guerriero e quindi spesso doveva dividersi dalla consorte la quale, nel loro castello di Sarvar, portava avanti il compito di disciplinare la servitù.

Questa sua forma educativa, in seguito, venne considerata il più alto esempio di sadismo mai consumato fino ad allora.
Picchiare duramente, con un pesante bastone, i domestici era la più tenera delle sue punizioni, dal momento che aveva personalmente scritto un decalogo riguardante i vari castighi corporali da infliggere. Frequentemente venivano usati dei grossi spilloni di ferro per chiudere la bocca alle ragazze disubbidienti. Essi venivano conficcati e fatti passare dal labbro superiore a quello inferiore, e nel contempo le unghie e le carni di queste sventurate venivano riempite da piccole schegge di legno acuminate. Un’altra di queste punizioni consisteva nel trascinare giovani fanciulle, completamente nude, fuori nella neve, dove Elizabeth dava l’ordine di versare su di loro acqua fredda fino a che non morivano assiderate.

Una delle cose da lei più amate, quando il marito partiva per la guerra, era quella di far visita a zia Klara, riconosciuta da tutti quale la regina perversa del bisessuale, ella gioiva ad infliggeva torture atroci alla servitù e agli uomini troppo dotati. Grazie alle sue importanti amicizie con ricchi e potenti signori della zona, Klara aveva sempre a disposizione un nutrito numero di ragazze per la casa.
Elizabeth, lì, assieme alla parente, dava sfogo a tutta la sua perversa lussuria.

tra gli anni 1604 e 1610 una misteriosa donna di nome Anna Darvulia, probabilmente una delle tante amanti di Elizabeth, le insegnò molte tecniche nuove di tortura. Con la morte di Darvulia, Elizabeth Bathory, ora sulla quarantina, era divenuta ancor più imprudente.

Cominciò a scegliere alcune ragazze della nobiltà più bassa e circostante grazie, soprattutto, all’aiuto di Erzsi Majorova donna senza scrupoli della vicina citta di Miava.
Fu proprio la Majorova che incoraggiò la contessa Bathory ad interessarsi a ragazze di simil ceto, ed a non disdegnare neppure le avvenenti contadinotte del luogo.

Un complice testimoniò che, in certi giorni, Elizabeth ordinava di fare stendere sul pavimento della sua camera, completamente nude, delle innocenti adolescenti con l’intento di torturarle. Qualche ora dopo il sangue di queste sventurate scorreva come ruscelli in un pomeriggio di pioggia torrenziale: i servi per svuotare la stanza da quel liquido dovevano usare grossi secchi di legno e, dopo, coprirne le enorme chiazze rossastre con la cenere.

Dal diario di Elizabeth Bathory: «Una giovane domestica non è riuscita a sopportare che la sverginassi con un palo di frassino e così è crollata subito, rapidamente è morta. Effettivamente era troppo piccola».

Una mattina appena sveglia, Elizabeth, chiese a Dorothea Szentes di cercarle una giovane e corpulenta ragazza del paese vicino. Dopo circa un’ora la collaboratrice tornò con una robusta fanciulla che venne fatta adagiare sul letto della contessa e spogliata completamente.

La Bathory, anch’ella nuda, si avvicinò al capezzale e, come un bulldog, aprì la bocca e azzannò la ragazza sulla guancia. In men di un battito di ciglia le fu dietro la schiena e con fare bestiale le lacerò una spalla coi denti. La povera sventurata svenne all’istante, ma ciò non impedì alla contessa di attaccare i seni e le gambe. Il sangue schizzando copiosamente dalla fanciulla la ricoprì di rosso e tutto sembrò orrendamente inumano anche agli occhi di Dorothea.

Nel 1611 l