Get Mystery Box with random crypto!

La cosa curiosa era una striscetta bianca appiccicata all’alte | Stefano Montanari

La cosa curiosa era una striscetta bianca appiccicata all’altezza delle pudende. Poi c’era il ritratto di George Washington, quello di Kennedy, quello di Joe Di Maggio con guantone e pallina da baseball in mano (non si era trovato altro), e quello di un tizio che Palmiro non aveva mai visto, un tizio dall’espressione stranita, ritratto davanti alla bandiera a stelle e strisce.
“Dobbiamo parlare sottovoce. I microfoni...”
Palmiro capiva sempre meno.
“Per favore, non fare domande. Adesso i buoni sono gli americani, e i russi i cattivi. No! Non fare domande! Nei tuoi dieci anni di vacanza il mondo è cambiato.”
E Palmiro capiva ancora meno. Era il “contrordine, compagni!” di Guareschi?
“Dammi cinque Euro. Dobbiamo comprare le bombe. Facciamo una colletta.” Disse quello che fu Nikita guardando una minuscola  griglia sul muro che poteva essere roba da 007.
Con gli occhi sbarrati Palmiro si tirò fuori di tasca le cinque monete.
“Dobbiamo sparare ai russi. Adesso devo scappare. Devo andare a prendere Ivan.”
“Sarà... Sarà già grande.”
“Sì, abbastanza da... Te l’ho detto: il mondo non è più quello di una volta. Adesso siamo liberi.”
“Ma che cosa c’entra con Ivan? Liberi? Non sarà mica stato in galera?”
“Ivan sta finendo il corso di transgender, e vado a prenderlo per portarlo dall’estetista.”
“Ma... Ma che cosa dici! L’estetista? Che cavolo è ‘sto tram... Tram che?”
“Ma quale tram? Transgender. Insomma... Insomma, Ivan cambia sesso.”
No: se prima Palmiro non capiva, adesso si stava convincendo che Nikita, o Sheva, o come diavolo si chiamava, aveva perso la testa.
“Il sesso che ti è capitato addosso non c’è più. Abolito! Te lo insegnano anche a scuola! Mica l’hai scelto tu il sesso! Te l’ho detto: adesso siamo liberi, e puoi essere tu a decidere.”
Palmiro si lasciò cadere sul water.
“Ivan sta per finire il corso, e poi diventerà una... una signorina.”
“Una...?”
“Ma sì: ha passato il primo esame e gli fanno già le punture. Hanno cominciato a crescerli le tette, e siamo a buon punto. Poi, quando sarà promosso al secondo esame, gli taglieranno il pistolino.”
“Il...?”
“Il pistolino. Ma non andrà mica perduto. Non lo metteranno neanche in frigo. Sua sorella Ludmilla aspetta solo il trapianto. Resta tutto in famiglia. Saranno sempre fratello e sorella. Solo, al rovescio.”
Usciti dal gabinetto, senza salutarsi, i due si separarono. Palmiro tornò indietro un attimo. “La bandiera...” disse. 
Tornando a casa, Palmiro andò quasi a sbattere contro un tale, una specie di armadio, che zampettava su tacchi a spillo, con pochi capelli lunghi fino alle spalle, con una barbetta rossa, gli occhi bistrati, una bocca vermiglia di rossetto, un paio di mammelle che un tempo, quando non c’era libertà, sarebbero state fuori luogo, e una voce da basso profondo che esclamò: “Stai attento a dove vai!”
 
Intanto, lontano da lì, a Roma, nella sede del Partito, si discuteva della nuova pandemia in arrivo.
A parlare era lo scienziato che, anni prima, si era laureato in Unione Sovietica senza nemmeno l’incomodo di spostarsi da casa sua. Il Partito aveva provveduto a qualunque necessità burocratica. Lo chiamavano tutti Doctorovschi. Adesso, però, quella laurea targata URSS, reale o fasulla che fosse, creava un certo imbarazzo.
“Non ci sono dubbi – tuonò: - abbiamo assoluto bisogno di una nuova pandemia. Fallita quella del vaiolo delle scimmie perché ci aveva creduto solo qualche medico, dobbiamo metterne in pista un’altra. Al momento, in mancanza d’altro, disponiamo solo di quella delle galline: l’aviaria. E con quella dovremo fare.”
 “Con quella dovremo fare.” Confermò, innescando consensi da cui uscì compiaciuta, la dirigente che di medicina se ne intendeva perché per anni era andata di casa in casa a fare le iniezioni.
“Abbiamo il vaccino?” Domandò l’addetto ai neuroni popolari.
“Ma che c’entra? Si usa quello che c’è. Basta cambiargli l’etichetta.”
“Che cosa ce ne facciamo di una pandemia? Non siamo più al governo!”
Doctorovschi sorrise, e tutti i presenti lo imitarono come si fa quando arriva un cenno dalla buca del suggeritore.