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Il nuovo segretario del PD è tutt’altro che una rivoluzione. I | Dott. Stefano Manera

Il nuovo segretario del PD è tutt’altro che una rivoluzione.
In una società basata sull’immagine e sull’assenza di contenuti, una campagna elettorale basata sui luoghi comuni dell’ecologia, della fluidità sessuale, dei discorsi vaghi sui diritti del movimento LGBT e degli immigrati, una come Eddy Schlein non poteva che raccogliere gli entusiasmi dei reazionari da aperitivo a Capalbio con le pantofole di cashmere.

Elena Ethel Schlein, detta Elly è la nuova segretaria del PD.
Meritocrazia prima di tutto: figlia del politologo e accademico statunitense di origine ebraica Melvin Schlein e di Maria Paola Viviani Schlein, preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli studi dell’Insubria.
Elly Schlein ha studiato al Dams di Bologna per poi passare a Giurisprudenza.
A 23 anni ha prestato servizio come volontaria alla campagna elettorale di Barack Obama.
A 28 anni ha mosso i primi passi nel PD con Pippo Civati.
É stata europarlamentare eletta nel PD dove si è guadagnata la stima di Romano Prodi che, assicurano i ben informati, è alla base della fiducia anche di Enrico Letta.
Si è poi allontanata (per gioco) dal PD e si è candidata alle elezioni regionali in Emilia-Romagna del 2020 nella lista “di sinistra” EMILIA-ROMAGNA CORAGGIOSA (dichiaratasi apertamente ecologista), facendo incetta di voti fra giovani illusi e disinformati e ha svolto il ruolo di vicepresidente nella Giunta regionale del governatore Stefano Bonaccini, con delega al Patto per il Clima.
Tra i suoi sponsor figura anche l’ex presidente dell’Emilia-Romagna, Vasco Errani.
In tutto questo, il mondo del lavoro non sembra essere una realtà del tutto nota a Elly.

Ecco l’operato (i seguenti sono sono fatti, non opinioni):

1. vota la deroga alla legge regionale sul consumo di suolo, violando i principi ecologisti che ostentati in campagna elettorale.
2. vota l‘allargamento del Passante di Bologna, un vero e proprio potenziamento del nodo autostradale.
3. da’ il via libera al rigassificatore di Ravenna.
4. silenzio sul CCS di Ravenna, sul processo di cattura, utilizzo e stoccaggio della CO2 nel progetto di Eni.
5. predispone e fa approvare il Patto del Lavoro sul Clima, ignorando le 800 pagine di proposte arrivate in Regione dal "basso", dagli ecologisti seri.
Ha raccontato che i movimenti ecologisti appoggiavano quel Patto, quando invece tutti i comitati e movimenti ecologisti aderenti a RECA (Rete Emergenza Climatica Ambientale di 75 soggetti) lo hanno bocciato.
I movimenti hanno votato in modo compatto per non firmare quel Patto della Regione, perché si ritiene che gli obiettivi e i risultati attesi non possano essere messi in discussione: la crisi climatica non lascia ulteriore tempo. L’assenza tra i firmatari delle associazioni e dei movimenti che dovrebbero rappresentare la società civile è clamorosa e denuncia la laconicità di un documento promosso dalla Schlein che non ha obiettivi intermedi, né specificati investimenti e risorse finalizzate al raggiungimento del 100% di energie rinnovabili al 2035.
6. silenzio su ogni scelta neoliberista del presidente governatore Stefano Bonaccini;
7. silenzio sul piano regionale dei trasporti (il PRIT) che è un Piano che prevede cemento e asfalto in tutta la Regione.
8. Approva come Vice presidente dell'Emilia Romagna il Megaprogetto eolico Monte Giogo di Villore in Mugello, versante Romagnolo, contro il parere negativo del Parco Nazionale Foreste Casentinesi e della Soprintendenza.

Dopo tutto questo, Eddy Schlein cessa l’attività nella Lista "Coraggiosa", si candida e viene eletta deputata nel PD, si candida segretaria del PD e vince contro il suo stesso mentore Bonaccini.

Per ora Eddy Schlein ha governato senza mai contrastare lobby e centri di potere e ci sono valide ragioni per pensare che sia la persona giusta, scelta appositamente per continuare a farlo.