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Nel 2010 proprio in questi giorni mi trovavo in Rwanda per par | Dott. Stefano Manera

Nel 2010 proprio in questi giorni mi trovavo in Rwanda per partecipare a una missione umanitaria.

All'epoca era ancora molto vivo il ricordo del genocidio del 1994 quando circa 1.000.000 di persone furono brutalmente trucidate e si potevano ancora osservare i processi popolari nelle campagne.
Ricordo molte bene agli incroci delle strade i capannelli di persone che circondavano l'imputato di turno vestito con una tuta arancione molto visibile e riconoscibile.
Tra i tanti, mi colpì molto il racconto di alcuni superstiti che ci raccontarono che nella stessa chiesa del villaggio in cui soggiornavamo, in una sola notte furono rinchiuse e uccise 3000 persone, adulti e bambini, a colpi di machete.
Mi dissero che rivoli di sangue scorrevano dalla grande porta della chiesa.

Oggi si celebra la Giornata della Memoria, per non dimenticare giustamente la perfetta macchina di morte che condusse all'Olocausto.

Mi piacerebbe che la Giornata della Memoria divenisse trasversale e universale e servisse a far ricordare senza distinzioni del colore della pelle, del credo religioso, dell'etnia di appartenenza e dell'orientamento sessuale, tutti i genocidi e i massacri con cui l'uomo ha lordato la sua stessa storia.

Solo per ricordare alcuni tra i massacri più recenti, mi piacerebbe che fossero ricordati il genocidio silenzioso e sistematico del popolo palestinese (numero di morti indefinito), dei nativi americani (stimati più di 100.000.000 di morti), il genocidio del Rwanda (1.000.000 di morti), i massacri delle Foibe (stimati 2.500 morti e 7.500 scomparsi), l'eccidio del popolo armeno (1.000.000 - 1.500.000 morti), l'holodomor ucraino e i gulag russi (stimati 10.000.000 di morti), il genocidio cambogiano per mano dei Khmer Rossi (2.000.000 di morti), l'indimenticato massacro di Srebrenica (stimati 10.000 morti), i massacri del Darfur e del Biafra (2.500.000 morti), il massacro di Timor Est, i desaparecidos argentini e la strage degli omosessuali nei campi di concentramento nazisti, i lager degli ospedali psichiatrici, le decine di migliaia di morti innocenti con il pretesto delirante di esportare la democrazia occidentale.

Vorrei che tutti fossero ricordati con il medesimo trasporto e con la medesima dignità perché come ben scrive il filosofo e saggista spagnolo Georges Santayana: “Chi non sa ricordare il passato è condannato a ripeterlo".

Testo: #stefanomanera