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Effettivamente mi rendo conto di essere un boomer, ovvero un p | Dott. Stefano Manera

Effettivamente mi rendo conto di essere un boomer, ovvero un po' vecchio e non più al passo coi tempi.

L'altra sera mentre ero in macchina coi miei figli e fuori pioveva a dirotto, abbiamo visto svariati rider correre come pazzi sulle loro biciclette elettriche per consegnare la cena in orario a qualcuno che non aveva voglia di uscire di casa o di cucinare.
Erano davvero tanti, uno di loro ha persino rischiato seriamente di finirmi sotto le ruote e questa cosa ha dato il via ad alcune riflessioni.

"Ma santo cielo, bambini, sono quasi le 22; è mai possibile che nonostante il freddo e la pioggia ci siano in giro ancora così tanti ragazzi a fare consegne?"
Ho detto ai miei figli che, secondo me, quella dei rider è una forma di schiavitù 2.0 e che io, sinceramente, piuttosto che sfruttare (sì sfruttare) uno di quei ragazzi, piuttosto non cenerei.
"Perché, papà?"
"Figli miei, perché mai io dovrei far muovere di notte con la pioggia un uomo, mettendo in pericolo la sua vita, per la mia voglia di sushi, di pizza o di una fottuta insalatina con l'avocado?"

Oltre a questa mia personale visione del rider come nuovo schiavo di questa società anestetizzata e individualista, mi sembra che tutto questo si inserisca in un quadro ancora più complesso di cui fa parte anche l'attualissimo dibattito sullo sdoganamento degli "insetti alimentari".

Sappiamo bene che gli insetti vengono consumati comunemente in molti paesi del mondo.
Il problema, come dico da tempo, è decisamente più complesso.
Perché proprio oggi questa pressione culturale sull'Europa per il consumo di insetti, in concomitanza con l'attacco alle tradizioni enogastronomiche locali e alla cucina in genere, unitamente alla grande diffusione del food delivery?
Quali possono essere i presupposti ideologici su cui riflettere e aprire un dibattito?
Il punto è che la necessità del consumo di insetti (che sarà venduta come la possibilità di sfamare un mondo sovrappopolato e di ridurre il cambiamento climatico) è inserita nell'agenda globalista che vuole un'umanità globalizzata, obbediente e privata di ogni possibilità di scelta.
Quello degli insetti, ad esempio, sarà un nuovo ed enorme business, ma non solo, perché il cibo è un simbolo di identità, di cultura e di tradizione in cui tutti noi ci siamo riconosciuti da sempre.
Per il neoliberismo sfrenato invece, il consumatore perfetto è un individuo senza radici e senza memoria, incapace di discernere la realtà dall'illusione, immerso in un paradossale metaverso, possibilmente solo e intento a guardare una serie TV a pagamento, in attesa della cena fast-food consegnata da un anonimo rider.

Questa, ahinoi, è la drammatica realtà che si va delineando giorno dopo giorno.