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Un giornalista chiese ad un uomo, che visse diversi anni nella | Rivolta contro il mondo moderno

Un giornalista chiese ad un uomo, che visse diversi anni nella foresta da solo, cosa ci fosse stato di buono nella sua esperienza in mezzo alla natura, questi rispose: «Nella mia vita tra gli alberi, ho trovato alcune delle soddisfazione che mi aspettavo di trovare, come la libertà personale, l'indipendenza, un certo senso di avventura ed uno stile di vita con un basso livello di tensione. Ho anche avuto alcune soddisfazioni in ciò che non avevo completamente compreso prima od immaginato, o che sono state totalmente una sorpresa per me. Più intimo è il tuo contatto con la natura, più ne apprezzi la sua bellezza. È una bellezza che non consiste solo nei suoni e nelle immagini, ma in un apprezzamento della stessa natura nella sua interezza. Non so come spiegarlo. Ciò che accade quando vivi tra gli alberi, a differenza di quel che accade quando invece fai solo un'esplorazione, è che la bellezza diventa parte di te e non è solo una cosa che guardi esternamente. In relazione a ciò, parte dell'intimità che acquisisci con la natura consiste nell'affinamento dei tuoi sensi. Non che che tu riesca a sentire od a vedere meglio, ma che noti di più le cose. Nella vita cittadina, tu tendi a chiuderti in te stesso, il tuo ambiente è affollato di suoni ed immagini inutili, che quindi tendi inconsciamente a bloccare. In un ambiente selvaggio la tua consapevolezza è rivolta all'esterno, cioè sei più conscio di ciò che accade attorno a te. Per esempio noti cose minuscole sul terreno, come piante commestibili o tracce di animali. Se un uomo è passato ed ha un lasciato anche solo una mezza traccia, probabilmente la noti. Sai quali suoni arrivano alle tue orecchie: questo è il canto di un uccello, questo è un insetto, questo è un alce che scappa via, questo è il rumore di una pigna che cade a terra dopo essere stata tagliata da uno scoiattolo. Se ascolti un suono che non riesci ad identificare, ne vieni immediatamente attratto, anche quando è appena udibile. Per me questa attenzione, questa capacità di avvertire coi sensi è uno dei più grandi lussi del vivere a stretto contatto con la natura. Non puoi comprenderla se non lo vivi» poi l'uomo spiegò che vivere una vita selvaggia t'impone la ricerca dell'autosufficienza alimentare e che «niente è più soddisfacente, appagante e dà un senso di sicurezza di sé di questo tipo di auto dipendenza. In relazione a ciò, si perde gran parte della paura di morire.
Nel vivere vicino alla natura, uno scopre che la felicità non consiste nel massimizzare il piacere, ma nella tranquillità. Quando hai goduto della tranquillità abbastanza a lungo, acquisisci un'avversione al pensiero di un piacere forte, un piacere forte distruggerebbe la tua tranquillità.
Infine, uno impara che la noia è un malattia della civilizzazione. Mi sembra che la noia, in massima parte, esista perché le persone devono trovare il modo per distrarsi o tenersi occupate, altrimenti alcune ansie, frustrazioni, scontezze eccetera, iniziano ad affiorare, facendoli star male. La noia è praticamente inesistente una volta che ti sei adattato alla vita nella foresta. Quando non hai nessun lavoro che è necessario fare, puoi stare seduto per ore a non far nulla, anche solo ad ascoltare gli uccelli od il vento oppure il silenzio, guardando le ombre muoversi mentre il sole si sposta in cielo, o puoi semplicemente guardare oggetti familiari. E non ti annoi, sei solo in pace».