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PARTE_3 - IL SOCIAL CATALIZZATORE 'Ragazzi, stanotte è succes | Sinfonie per sordi

PARTE_3 - IL SOCIAL CATALIZZATORE

"Ragazzi, stanotte è successo di nuovo!"
"Sono entrati?"
"Ancora?"
"Hanno operato per ore."
"Modifiche nel codice?"
"No."
"Come l'hai capito?"
"Guardate qui."

Silenzio. I tre tacciono davanti allo schermo.

"Devono aver copiato il database..."
"Impossibile, troppa roba."
"Qualcosa hanno preso però..."
"Magari torneranno per il resto."
"Ma come cavolo fanno?!"
"Dev'esserci una falla."
"Potremmo perdere tutti gli utenti, vi rendete conto?"
"Non pensate sia ora di contattare penna nera?"
"Beh, di certo è il migliore..."
"E se fosse stato lui...?"

I tre si guardano prima indecisi e poi perplessi.

"Noi dovremmo pagarlo di più."
"Lo negherebbe se fosse opera sua?"
"Dipende per chi lavora credo."
"Dobbiamo fare qualcosa."


Nel frattempo migliaia di chilometri più in là in un piccolo paese qualunque è quasi mezzogiorno, ma i suoi abitanti non si sono ancora svegliati: tutti trucidati. Ci sono cadaveri ancora nei loro letti, dove sono stato colti di sorpresa nel sonno. Ce ne sono agli angoli delle strade, probabilmente incrociati dalle persone sbagliate mentre uscivano di casa per andare al lavoro. Ce ne sono accasciati su sedie e tavoli, ancora con la colazione davanti e in testa i pensieri del nuovo giorno che avrebbe dovuto venire.
Silenzio. Nessun movimento per le vie. Le porte sfondate e i vetri rotti. Il sole alto nel cielo e indifferente a quel panorama, all'inconsueta mancanza della gente operosa impegnata nel proprio viavai. Il sole non se lo chiede il perché, come non si chiede come mai c'è un capannone in periferia da cui provengono voci.
L'esercito di Lilith si trova là. Gli uomini fanno su e giù con passo nervoso ingiungendo a donne e bambine di tacere, star ferme, smettere di piangere e lamentarsi.
È un attimo ed entrano i tre uomini scelti. Nessuno scampo per i loro ex colleghi perché in breve tempo giacciono a terra immersi nel proprio sangue con l'espressione esterrefatta.
Lo stesso stupore si dipinge sui volti di tutte le spettatrici.
Giuseppe apre la valigetta e ne trae uno strumento cilindrico lungo una ventina di centimetri con un'estremità simile a un timbro.

"Non vi accadrà nulla." Dice rivolgendosi alle donne.
Lui non sa quale sia la funzione dell'arnese, ma sa come deve utilizzarlo.
A gesti si fa porgere la mano da una bambina, le appoggia sul dorso un'estremità del cilindro e preme l'estremità opposta. Compare sulla pelle un segno come un timbro color rame dalla forma incomprensibile. Le dice: "Non levarlo mai. Ora puoi andare". Lei si volta verso sua madre perché la raggiunga e una dopo l'altra tutte lo lasciano fare.

"Andate e seppellite i vostri morti." Dice loro alla fine. Quelle si avviano senza fiatare, col passo strascicato e il dorso della mano che brilla al sole.
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