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Auros avviò il compilatore e prese a copincollare il codice de | Sinfonie per sordi

Auros avviò il compilatore e prese a copincollare il codice della sera precedente. Ci volevano altri ritocchi perché tutto potesse andare come da progetto. Per questo riprese ad avventurarsi tra i contenuti di cui era tappezzata la sua scrivania: schemi, fogli volanti, elenchi di stringhe e variabili, mappe concettuali e schizzi a matita. Tutti insieme questi appunti generavano caos di informazioni, il che era specchio della portata immane del lavoro. Chissà quante lacrime di frustrazione ci sarebbero volute ancora per concluderlo!

Con le prime righe di codice descrisse uno spazio. Bisognava che ogni cosa avesse una collocazione. Dopo aver riflettuto su quale fosse la forma più opportuna e quali le dimensioni ideali, si risolse a definire lo spazio non finito e a lasciarlo oscuro, come una macchia nera di cui non si distinguano i confini.
Auros immaginò di perlustarlo e avvertì l'esigenza di creare dei punti luminosi ai quali poi seguirono pianeti e meteoriti.

"Imitare il nostro mondo?"
"Generare secondo l'estro?"
"Avviare un programma che si sarebbe potuto interrompere?"

Si affacciò alla finestra che dava sul giardino e allora, perlustrando fiori e piante, gli piacque fantasticare sull'esistenza di mondi alternativi dove la vegetazione fosse gigantesca, traboccante di colori mai visti prima e soprattutto generosa di frutti dai poteri curativi, oltre che dalle proprietà nutrizionali.
Provò quindi a realizzare una pianta aumentandone sensibilmente le dimensioni: il vegetale avrebbe avuto radici così lunghe da scendere nella profondità del pianeta in cui avesse trovato dimora e i frutti sarebbero stati tanto grandi e rigogliosi da soddisfare il fabbisogno alimentare dei futuri abitanti e preservarli in buona salute.
Tornò ad osservare la pianta nel suo giardino e si convinse che era cosa buona: nessuno avrebbe dovuto lavorare né ammalarsi su quel pianeta.
Eseguì dunque il programma di prova, poi lo interruppe col task manager.

#300parole