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PARTE_2 - IL SOCIAL CATALIZZATORE Giuseppe aveva un debole pe | Sinfonie per sordi

PARTE_2 - IL SOCIAL CATALIZZATORE

Giuseppe aveva un debole per le donne prosperose dal seno importante, i fianchi larghi e il sedere prominente. Quel giorno si era presentato nella sala insieme a tutti gli altri e di certo non si aspettava un colloquio "a tu per tu".
Era giunto il suo momento. Quando i colleghi uscirono dalla stanza uno dopo l'altro lui iniziò il conto alla rovescia. Finalmente avrebbe varcato la soglia e sarebbe passato oltre la parete di vetro. Impaziente tese l'orecchio seguendo anche i passi dell'ultimo collega allontanarsi per il corridoio. Silenzio. Era rimasto solo lui e Lilith taceva. Nessuno ancora veniva ad aprirgli la porta. Lei lo guardava fisso negli occhi senza proferir parola. Forse aveva capito male e doveva andarsene con gli altri. Forse lei aveva cambiato idea. Forse non era convinta. Forse toccava a lui parlare... Dischiuse le labbra pur non sapendo che dire e lei alzò un sopracciglio.

"Giuseppe." Disse in tono inquisitorio.
"Dica." Ribatté lui.

Lei si alzò dalla poltrona e fece per andargli incontro ammiccandogli. Fu allora che l'ancheggiare ne mise in risalto i larghi fianchi e lui ne fu deliziato. Ne era sempre più certo: il momento si avvicinava. Quanti l'avrebbero invidiato!

"Giuseppe..." Riprese lei in un sussurro, arrotolandosi un ciuffo di capelli tra le dita e puntandogli addosso uno sguardo languido.

Fu allora che suonò la sveglia. Giuseppe non ebbe nemmeno il tempo di sentirsi amareggiato, anzi, sperò di aver fatto un sogno premonitore e che quel giorno davvero sarebbe toccato a lui.


Lilith squadrò i nuovi venuti con freddezza, fece un discorso breve e conciso, nonché più scomodo del solito. Li attendeva una missione impegnativa: avrebbero dovuto armarsi da capo a piedi e non era contemplata la possibilità di un errore. Finito il colloquio sarebbero corsi a preparare i loro bagagli e la sera stessa li attendeva un'esercitazione di emergenza, per poi partire a notte fonda sul jet privato della società. Avrebbero dormito in volo per agire all'alba e, se tutto fosse andato come previsto, sarebbero rientrati alcuni giorni dopo, quando le acque si fossero calmate.
Nessuno fece domande né batté ciglio alle parole di lei. Rimasero impassibili come se non avessero colto realmente ciò che li attendeva e quindi il significato del suo discorso. Presero ad animarsi poi, quando Lilith iniziò ad accomiatare alcuni di loro. Un paio di uomini dovettero allentare il nodo della cravatta. La tensione aumentò rapidamente finché, usciti i più, nella saletta non rimasero che tre uomini. Allora si poté percepire nell'aria un certo fermento.

Lilith riprese il discorso. Fino a quel momento si erano occupati di piccole incombenze e mansioni ordinarie, ma lei aveva deciso di affidare loro una missione speciale.
Alti erano il rischio e il costo di tale impresa, poiché laute erano le ricompense. E se avessero portato a termine il loro compito lei sarebbe stata entusiasta di far parte di queste, perché era irresistibilmente attratta dagli uomini valorosi e riteneva un onore premiarli.
Così sussurrò Lilith, con lentezza e modellando ogni sillaba tra le sue rosse labbra tanto perfette da sembrare disegnate. Lo sguardo si fece dolce, il tono carezzevole e a ciascuno fu chiesto di avvicinarsi al vetro, mentre gli altri restavano alcuni passi indietro. Lei aveva una perla per ognuno e sapeva turbarli fino a farli arrossire.
S'intrattenne dunque con tutti e tre finché la sua segretaria non entrò nella stanza con delle valigette: le loro armi "speciali". Sì, perché lei li aveva scelti quali uomini di fiducia, per concludere la missione: sarebbero stati la ciliegina sulla torta che lei avrebbe aspettato per festeggiare.

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