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Claudio Gagliardini

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Logo del canale telegramma pensierisparsi - Claudio Gagliardini
Indirizzo del canale: @pensierisparsi
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Descrizione dal canale

Il mio canale personale, per i #pensierisparsi e poco altro.

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Gli ultimi messaggi 4

2021-06-03 10:24:18 𝐋𝐚 𝐟𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐝𝐢𝐫𝐨𝐦𝐩𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐝𝐢 𝐓𝐢𝐤𝐓𝐨𝐤
Una poderosa piattaforma di video editing che permette a chiunque di scatenare la propria creatività. E se di creatività ce n'è poca, i trend sono un'ottima occasione per mettersi in gioco e trovare la propria unicità... tra centinaia di migliaia di contenuti (quasi) identici!
Leggi tutto su Centodieci: https://www.centodieci.it/innovability/la_forza_dirompente_di_tiktok/
67 views07:24
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2021-05-28 10:04:20 Online il nuovo numero di Riflessi e siamo al 21. In alcune nazioni quel numero segna la maggiore età, ma in questo caso si parla invece di BAMBINI, perché "loro", non sono altro che "noi" qualche anno fa. Sono quello che tutti "noi" riusciremo ad essere.
http://www.riflessimag.it/bambini/
#RiflessiMagazine #bambini
89 views07:04
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2021-05-26 18:33:39 Una bella chiacchierata su IoT e marketing con l'ottimo Leo Cascio, che ringrazio.


98 views15:33
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2021-05-17 15:26:58 Oggi interagire sui social non significa più soltanto pubblicare contenuti e interagire con gli altri utenti, ma comprendere a fondo le dinamiche dei nuovi canali, farle proprie e creare nuove tendenze, anziché che limitarsi ad assecondare quelle esistenti.
https://www.centodieci.it/innovability/social_network_sempre_meno_reality_sempre_piu_talent/
121 views12:26
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2021-04-30 19:43:31 Online un nuovo numero di Riflessi Magazine.
Tema: clic!
Correte a sfogliarlo!
http://www.riflessimag.it/clic/
#RiflessiMagazine
121 views16:43
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2021-03-26 10:38:38 "Ogni colore che noi vediamo
nasce dall'influenza del suo vicino"
(Claude #Monet)
#COLORI è online
scopri la nuova edizione www.riflessimag.it/colori
179 views07:38
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2021-03-21 10:10:45 https://www.instagram.com/p/CMps0E0KFQi/?igshid=6t32qx7w4mai
165 views07:10
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2021-03-19 13:00:17 Chi non gioca perde un pezzo di sé
Oggi si celebra la Festa del Papà, una figura con cui ogni bambina e ogni bambino sognano di poter giocare ogni giorno, insieme ovviamente alla Mamma e a tutti gli altri componenti della famiglia.
Poi si cresce, cambiano le priorità e qualcuno smette di giocare o si convince che farlo ancora sia una perdita di tempo, ma non è così. Al contrario, il tempo passato giocando è tempo di qualità, un momento che, a tutte le età, non è soltanto rigenerativo, ma soprattutto creativo, formativo, prezioso per la mente e per il corpo.
Qualche riflessione su questo importante pilastro della nostra vita su Centodieci.
https://www.centodieci.it/empowerment/chi_non_gioca_perde_un_pezzo_di_se/
158 views10:00
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2021-03-12 12:57:13 𝗥𝗶𝗺𝗲𝘁𝘁𝗲𝘁𝗲 𝗮 𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝗰𝗮𝗻𝗱𝗲𝗹𝗮...
Sapete cos'è che non sopportiamo più e che ci mette addosso un continuo e latente senso di disagio? È la strumentalizzazione esasperata, io credo.
Mentre una parte del mondo va dritta verso la sua meta, fatta di progressi tecnologici sempre più rapidi e pervasivi, e mentre una piccolissima fetta dell'umanità punta con quei progressi alla colonizzazione dello spazio e alla conquista di Marte, nuova terra tutta da costruire e da sfruttare (senza che nessun ambientalista venga a rompere i coglioni), la stragrande maggioranza delle persone non ha più altro scopo che quello di perseguire i propri piccoli e miseri interessi in ogni modo possibile.
Questo individualismo esasperato è la vera novità del terzo millennio. In passato anche i più egocentrici megalomani davano il meglio di sé (o il peggio, a seconda dei punti di vista) per lasciare traccia del proprio passaggio sul Pianeta. Ovviamente anche le loro erano bieche strumentalizzazioni, ma i frutti di quelle antiche megalomanie sono ancora qui e rappresentano un prezioso tesoro per l'umanità: edifici maestosi, opere d'arte, progetti ingegneristici futuribili... moltissimi di questi strumenti di potere e di accreditamento sociale sono ancora in mezzo a noi e ci consolano della nostra fugacità e fragilità, oltre che raccontare la nostra storia.
Oggi l'era dei mecenati e dei grandi geni è pressoché tramontata e ciò che ci resta, amplificato dalla competizione globale e dalla sovrappopolazione del Pianeta, è una strumentalizzazione sempre più fine a sé stessa: pervasiva, ingombrante, asfissiante. Le dinamiche della Rete e dei social media hanno progressivamente trasformato troppe competenze e talenti in meri strumenti di visibilità, portando alla ribalta dei media personaggi di ogni genere, pronti a battagliare tra loro per affermarsi (nel loro ambito e in assoluto) con la dialettica e con i meccanismi subdoli del consenso, in cui entrano in gioco personalità e aspetto fisico dei contendenti, oltre alla loro capacità di affabulare il pubblico, alla loro astuzia e, soprattutto, alla loro prontezza di spirito.
Su quei palcosceni(ci) si consuma ogni giorno un dibattito sterile, inquinato da un contraddittorio a sua volta strumentale e da abbondanti dosi di melassa politically correct, che si insinua anche in ambiti in cui quell'approccio è del tutto insostenibile, come ad esempio la scienza.
La triste ribalta di virologi, epidemiologi, anestesisti e medici di ogni specializzazione che oggi mal sopportiamo sui media è la plastica manifestazione di questo fenomeno, con i pessimi effetti collaterali che facilmente possiamo constatare: nessuno ci sta più capendo niente e le poche verità scientifiche che questi professionisti portano sul palco affogano miserabilmente in uno tsunami di inesattezze, opinioni, errori (spesso banali, a volte marchiani), interpretazioni, giri di parole ed esempi azzardati o poco calzanti.
Quando poi tutto ciò avviene nel contesto di studi ricolmi di ospiti di ogni estrazione e sorta, pronti a dire la loro sulla qualunque pur non sapendo e non capendone assolutamente nulla, ma forti delle stesse armi per dare battaglia (dialettica, astuzia, personalità, avvenenza/charme), allora la frittata non è più soltanto nemica della dieta, ma diventa una polpetta avvelenata pronta a lasciare in terra feriti e vittime. The show must go on, ovviamente, ma questa vomitevole metafora spiega sin troppo bene il cul de sac claustrofobico in cui la Pandemia ci ha efficacemente ricordati di esserci (e non da ora) infilati.
#riflessioniamargine
138 views09:57
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2021-03-10 11:46:35 DISCLAIMER
𝘗𝘳𝘰𝘷𝘰 𝘢 𝘴𝘤𝘳𝘪𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘶𝘯𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘴𝘤𝘰𝘮𝘰𝘥𝘢 𝘦 𝘭𝘰 𝘧𝘢𝘤𝘤𝘪𝘰 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢𝘳𝘦 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘦𝘵𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘪𝘯 𝘮𝘦𝘳𝘪𝘵𝘰, 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘮𝘦𝘳𝘢 𝘰𝘱𝘪𝘯𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘦 𝘴𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘯𝘦𝘴𝘴𝘶𝘯𝘢 𝘱𝘳𝘦𝘵𝘦𝘴𝘢 𝘥𝘪 𝘢𝘤𝘤𝘰𝘨𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰, 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘷𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘰 𝘱𝘭𝘢𝘶𝘴𝘰. 𝘕𝘰𝘯 𝘢 𝘤𝘢𝘴𝘰 𝘭𝘢 𝘴𝘤𝘳𝘪𝘷𝘰 𝘴𝘶 𝘍𝘢𝘤𝘦𝘣𝘰𝘰𝘬 𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘴𝘶 𝘶𝘯 𝘮𝘢𝘨𝘢𝘻𝘪𝘯𝘦 𝘴𝘤𝘪𝘦𝘯𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘰, 𝘥𝘰𝘷𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘢𝘭𝘵𝘳𝘰 𝘯𝘰𝘯 𝘮𝘪 𝘭𝘢𝘴𝘤𝘦𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦𝘳𝘰 𝘯𝘦𝘮𝘮𝘦𝘯𝘰 𝘴𝘤𝘳𝘪𝘷𝘦𝘳𝘦 𝘶𝘯 𝘱𝘰𝘴𝘵-𝘪𝘵 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘤𝘳𝘪𝘷𝘢𝘯𝘪𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭'𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘳𝘦𝘥𝘢𝘵𝘵𝘰𝘳𝘪.
Per decenni ci siamo illusi che l'aspettativa di vita, in Italia e nel mondo) fosse cresciuta in modo significativo, a partire dagli Anni '70 (qui da noi era di oltre 71 anni nel 1970), fino a superare abbondantemente gli 80 (oltre 83 nel 2017). Oggi la Pandemia si sta facendo beffa di questa presunta conquista, facendo strage proprio in quella fascia d'età, in cui molti hanno iniziato a non sentirsi più nemmeno vecchi.
Sgombro subito il campo da ogni equivoco: i miei genitori compiono quest'anno 80 anni e, ovviamente, come ogni figlio confido nel fatto che possano essere tra noi ancora per qualche anno (e soffrirò molto quando non lo saranno più). A differenza di molti, tuttavia, sono perfettamente consapevole che ogni giorno in più alla loro età sia un dono di cui essere grati, non una conquista.
Ecco, io credo che dovremo convivere ancora a lungo con questo virus e con i suoi gravi danni, ma che c'è un'altra fondamentale cosa che dobbiamo iniziare ad accettare: molti tra gli ultraottantenni (e più in generale tra le persone di qualsiasi età che hanno patologie croniche) pur sembrandoci sani come pesci e perfettamente in forma sono in realtà soggetti fragili e vivono un'esistenza piena e soddisfacente solo grazie ai farmaci che assumono.
In gran parte dei casi, però, le medicine non curano quelle patologie, ma mitigano o eliminano i loro sintomi, riducendo le problematiche che esse comportano. È anche per questo che i pronto soccorso e gli ospedali erano già pieni prima della Pandemia: perché farmacologia e medicina sono certamente complementari, ma se puntiamo o confidiamo troppo sulla prima ci riduciamo ad avere una popolazione di gente "dopata" dai farmaci, non di persone sane. Con questo non sto sostenendo che chi ha una patologia cronica debba essere abbandonato al suo destino, ovviamente, ma che dobbiamo necessariamente tornare a considerare la malattia e la morte come eventi che fanno parte della nostra esistenza e che agiscono in sinergia con la vita, non contro di essa. Cercare di vivere il più a lungo possibile è certamente un obiettivo lecito, ma anche in questo caso a dettare legge è quella benedetta cosa che chiamiamo sostenibilità, di cui per troppo tempo ci siamo colpevolmente dimenticati.
#riflessioniamargine
140 views08:46
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