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I gatekeeper nella cosiddetta area del dissenso sono meno di q | Paolo Borgognone

I gatekeeper nella cosiddetta area del dissenso sono meno di quanti si possa pensare. Più che di infiltrazioni esterne, a mio parere c’è un problema psicologico interno diffuso. Troppa gente prepotente e che se la tira, carrieristi all’ultimo stadio, strafatti di narcisismo, permalosi, invidiosi, bizzosi, lunatici, offendini, venali, pettegoli, ecc. È un tratto caratteristico della società di mercato, proprio quella che il cosiddetto dissenso si propone, a parole, di contrastare e superare. In realtà, lungi dal combattere il capitalismo mercatista, buona parte dell’area del dissenso (non generalizzo né faccio di tutta l’erba un fascio, le eccezioni lodevoli ci sono, eccome, anche nell’area del dissenso) si è, nella psicologia degli agglomerati che la compongono e nei modi di fare di alcuni suoi protagonisti, inzuppata di neoliberismo come un biscotto savojardo nel thé caldo. Una parte dell’area del dissenso tende a dissolversi e a frammentarsi per i troppi intrighi, il clima di continuo sospetto reciproco e scarsa capacità aggregativa che la contraddistinguono. Altri segmenti di quest’area sono perfino stati, com’era d’altronde prevedibile fin dall’inizio, cooptati nel mainstream con loro grande gioia. Inoltre, nell’area del dissenso, esaurita la spinta unitaria di facciata generata dalla contingenza del green pass, si è passati ormai alla guerra del chiacchiericcio di tutti contro tutti. Una vera e propria guerra del gossip inter nos condotta a colpi di cicaleccio, di si dice, di si mormora. “Tu hai parlato con quello che ha parlato con quello che ha detto questo a quello che mi ha detto che tu gli hai detto che io gli ho detto di dire a quello”… Ecc. La politica fatta dalla prospettiva di Comare Volpe Disney. La raccolta firme per le elezioni del 25 settembre 2022 è stato l’ultimo sussulto partecipativo di massa della resistenza politica in Italia. Il successivo, annunciato, fallimento elettorale ha determinato lo smottamento di tutti gli attori politici “antisistema” coinvolti in quest’area. Dopo le elezioni, la psicologia collettiva e l’immaginario della resistenza politica si sono cristallizzati al 25 settembre. Di fatto si potrebbe dire che il 25 settembre 2022 non è mai passato e che ciò che rimane della resistenza politica soffre di una sindrome da 25 settembre. Il cicaleccio compulsivo è aumentato in modo direttamente proporzionale al diminuire degli attivisti riconducibili ai soggetti politici di quest’area. Che tristezza. È roba vecchia come il mondo… In definitiva, penso che nell’area del dissenso ci sia più materiale per psicologi che non per servizi segreti. Se non vi sarà una maturazione complessiva, a 360 gradi, quest’area politica rischia seriamente di dissolversi nelle polemiche da condominio o di essere arruolata nel mainstream come scheggia controllabile dell’opposizione di Sua Maestà. SAVE THE DISSENT, NOW!