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Gli smartphone Android possono essere legati direttamente all’identità di una persona e dove vengono inviati i dati? Sulla maggior parte dei telefoni i dati sembrano essere inviati a server situati in Europa. Una notevole eccezione è il portatile Xiaomi che invia i dati dall’Europa ai server che sembrerebbero trovarsi a Singapore (tracking.intl.miui.com, api.ad.intl.xiaomi.com, data.mistat.intl.xiaomi.com). Il portatile Samsung invia i dati anche al server capi.samsungcloud.com che sembrerebbe essere situato negli Stati Uniti.

Registrazione delle interazioni dell’utente con lo smartphone. Le applicazioni di sistema su diversi modelli caricano i dettagli delle interazioni dell’utente con le app (quali app sono usate e quando, quali schermate delle app vengono visualizzate, quando e per quanto tempo). Ma l’aspetto più grave, per la nostra riservatezza, è che non esiste alcun opt-out! Come già notato, questa raccolta di dati avviene anche se le impostazioni di privacy sono abilitate, riducendo le possibilità di difesa da parte degli utenti stessi.

Come utenti, si ha la netta impressione che ci troviamo sempre più nudi e indifesi nella battaglia per la difesa dei nostri dati, della nostra riservatezza e privacy. L’aspetto forse più preoccupante è che la percezione delle pericolose conseguenze date dalla cessione indiscriminata e sregolata della nostra quotidianità a terzi è bassissima, quasi nulla. Per arrivare a chi, cullandosi nella banalità del “ma tanto io non ho niente da nascondere“, non si rende conto che sta cedendo ad aziende commerciali sparse per il mondo anche la propria intimità.