2022-05-28 22:54:48
RAPPRESENTANZA POLITICA E RAPPRESENTANZA ISTITUZIONALE DEGLI AVVOCATI: O SONO SEPARATE ANCHE NELLA COMPOSIZIONE, O SONO DUPLICATI INUTILI
PRESENTEREMO UNA MOZIONE SULLA INCOMPATIBILITA' FRA CONSIGLIERE COA E DELEGATO CONGRESSUALE
Roma, Milano, Napoli: nei maggiori fori d'Italia (ma capita abbondantemente anche nei fori più piccoli) per le elezioni dei delegati congressuali i consiglieri degli ordini fanno man bassa.
Quindi, gli amministratori, i rappresentanti istituzionali, coloro che poi eleggono anche il CNF, approfittano del loro radicamento nei territori per occupare anche la politica della professione, cumulando su di sé cariche e cariche in un absurdum che solo un corpo elettorale cieco e sordo (e anche molto disinteressato) può tollerare.
Consigliere dell'ordine, delegato congressuale, delegato OCF: allo stato attuale delle leggi che regolano la nostra professione si può essere tutto contemporaneamente.
Si tratta di una distorsione del sistema, per diversi motivi:
1) due funzioni che sono diverse e che sono state volute separate vengono svolte dalle stesse persone: che cumulano su di sé poteri e cariche che sono ontologicamente incompatibili fra loro;
2) i Coa non sono associazioni, a cui si può liberamente scegliere di appartenere o meno. Per lavorare l'iscrizione è obbligatoria: in conseguenza bisogna costruire una rappresentanza politica che sia quanto più distante possibile dall'Ordine. Perché è un nonsense pensare di estrarre rappresentanza politica da un corpo al quale sono obbligata ad appartenere: come se la politica la facesse l'Ufficio Anagrafe e non i partiti;
3) da quando vige il divieto di mandati eterni, OCF finisce per diventare il modo per i consiglieri dell'ordine ineleggibili per continuare a stare nel mazzo, a conservare una poltroncina in attesa di poter tornare alla carica;
4) i consiglieri dell'ordine partono evidentemente avvantaggiati nella competizione elettorale per i delegati congressuali, dato il loro legame costante (e qualche volta leggermente clientelare) che si stabilisce con gli iscritti;
5) i presidenti dei Coa, ed è questa la peggiore delle follie, sono delegati al Congresso di diritto, senza nemmeno partecipare alle elezioni: cioè a dire: sono istituzioni, ma sono anche politica.
A questa distorsione occorre porre fine: oppure bisogna prendere atto che la duplicazione OCF - CNF non ha senso, e il Congresso stesso (definito pomposamente "massima assise politica dell'Avvocatura") non ha ragione di restare in vita, se non quella di cui al precedente punto 3), finendo per essere una celebrazione inutile in cui gli officianti, i consiglieri coa, maneggiano quel minimo di potere in più che non si rifiuta mai. Il che, francamente, ci pare un po' pochino per tenere in piedi una baracca enorme anche adesso che i numeri di delegati e congressisti sono stati falcidiati da una legge professionale che, a dieci anni dalla sua nascita, appare con chiarezza essere una legge mal fatta, classista, conservatrice di poteri sedimentati.
Per questa ragione MGA al Congresso di Lecce proporrà una mozione che chieda di costituire una nuova incompatibilità: quella fra consiglieri dell'ordine, presidenti dei consigli dell'ordine, e la carica di delegato congressuale prima e delegato OCF.
O che, al contrario, abbia il coraggio di dire quello che nel 2012 fu coperto da una ipocrita foglia di fico: nessuna rappresentanza politica, basta il CNF, perché la classe forense non è né abbastanza matura né abbastanza attenta per darsela.
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