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Senza nobiltà d'animo non v'è filosofia «Vedi un po' se quegl | Mondo filosofia

Senza nobiltà d'animo non v'è filosofia

«Vedi un po' se quegli uomini che vogliano essere all'altezza delle nostre esigenze non debbano di necessità avere nella loro natura, oltre all'altro, anche questo carattere».
«Di quale carattere parli?»
«Della sincerità: che essi siano ben consapevoli di non dover mai cedere alla menzogna. La odino, anzi, per amore della verità».
«È probabile», disse.
«Caro amico, non solo è probabile, ma assolutamente necessario che l'uomo naturalmente propenso all'amore ami tutto ciò che è congenere o affine agli oggetti del suo amore».
«È vero», disse lui.
«E uno stesso uomo può essere per natura filosofo, cioè amico del sapere, e amico della menzogna?»
«Assolutamente no».
«Pertanto, chi davvero aspira alla conoscenza, bisogna che subito fin dalla prima giovinezza si applichi alla verità nel suo insieme».
«Assolutamente».

[…]

«E poi c'è un ulteriore aspetto da prendere in esame se vuoi discernere una natura filosofica da una non filosofica».
«E qual è?»
«Che non sia natura meschina, magari senza dartelo a vedere. Perché la meschinità è quanto di più incompatibile si possa immaginare con un'anima che aspiri all'intero e alla totalità sia nella sfera del divino che dell'umano».
«Verissimo», disse.
«E a quella mente in cui alberga la possibilità straordinaria di vedere tutto il tempo e tutto l'essere, quanto pensi che possa sembrare la vita di un uomo?»
«È impossibile che le sembri grande», disse.
«Dunque, per un tal uomo neppure la morte sembrerà paurosa?»
«Neanche un po'».
«Si direbbe allora che a una natura vile e meschina non sia dato di partecipare alla vera filosofia».
«A me non sembra».
«E allora? L'uomo posato, che non si lascia sedurre dalle ricchezze; l'uomo ben altro che meschino, misurato nelle parole e coraggioso potrebbe forse essere scorbutico e ingiusto?»
«No di certo».
«E allora anche questi caratteri dovrai guardare, quando si tratterà di discernere l'animo filosofico da quello non filosofico; e dovrai farlo fin dall'inizio, finché l'uomo è giovane, se vuoi davvero distinguere la sua attitudine alla giustizia, se è socievole o intrattabile o rozzo».
«Indubbiamente».


Tratto da “Repubblica”, VI, 485 B - 486 B di Platone

La filosofia (secondo l’interpretazione platonica del valore etimologico del nome, che prima significava in generale «curiosità di sapere», «attività di ricerca scientifica») è «amore della sapienza», diversa sia dalla piena ignoranza dell’anima immemore della sua divina origine, sia dalla piena sapienza di quella tornata alla contemplazione sopraceleste delle idee. Intermedia tra quei due estremi, la filosofia non è che tendenza a tornare a quel perfetto stato contemplativo, il cui amore si accende nell’anima quando, attraverso l’opaco specchio della realtà sensibile, essa rammenta la realtà ideale che ne costituisce il modello eterno

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