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I filosofi del periodo naturalistico o presocratico cercano la | Mondo filosofia

I filosofi del periodo naturalistico o presocratico cercano la verità e l’origine del mondo, il principio ultimo delle cose nella sfera naturale, (considerano gli elementi naturali alla base del cosmo e dell’universo), e non negli Dei (non fanno riferimento all’origine divina). Indagano, quindi, nella natura per cercare l’origine e le regole del cosmo.

I MILESI: Talete è il primo dei filosofi a porsi il problema del “principio”, da cui dipenderebbe l’origine di tutte le cose, ma anche ciò che sorregge tutte le cose. Quindi ricerca il fondamento, ciò da cui derivano e ciò in cui si risolvono tutte le cose. Talete individua questo principio nell’acqua, in quanto è “PRESENTE IN TUTTO QUELLO CHE HA VITA”

Filosofi naturalisti: Anassimandro discepolo di Talete, prosegue l’indagine sul principio, che viene da lui, per la prima volta, denominato archè (appunto principio, in greco). Se l’archè deve poter diventare tutte le cose che sono, che esistono, e che sono diverse per qualità e per quantità, deve essere di per sé privo di determinazioni qualitative e quantitative, deve essere infinito spazialmente e indefinito qualitativamente (quindi non può essere l’acqua di Talete, perché è determinata qualitativamente): tutto ciò è l’apeiron. Dall’apeiron le cose derivano da una sorta di “originaria ingiustizia”: la nascita delle cose è connessa con la nascita dei contrari che tendono a sopraffarsi l’un l’altro. Le cose poi vi ritornano ciclicamente per una sorta di espiazione (la morte delle cose è una sorta di ritorno all’apeiron e porta alla dissoluzione dei contrari in esso).

Anassimene prosegue la discussione sul principio avviata da Anssimandro, di cui è discepolo. Egli individua in un elemento naturale questo principio: l’aria, infinita e diffusa, che avvolge, sostiene e governa ogni cosa, è come la forza che anima il mondo. “COME L’ANIMA NOSTRA CHE È ARIA CHE CI SOSTIENE, COSÌ IL SOFFIO E L’ARIA CIRCONDANO IL NOSTRO INTERO”.
Per Anassimene, l’archè è quindi la forza la legge che governa e che anima il mondo ma anche la materia di cui tutta la terra è composta.

Eraclito, eredita dai milesi il concetto di dinamismo (movimento) universale e sostiene che il divenire è una caratteristica strutturale della realtà la realtà diviene sempre, ma non è un divenire caotico ma un ordinato “conflitto di opposti”, che si ricompone in un’ “ARMONIA DEI CONTRARI”: il mondo è guerra nei particolari, ma pace e armonia nell’insieme (come l’armonia dell’arco che nasce dall’equilibrarsi delle forze opposte). Tutte le cose passano da uno stato all’altro (da caldo a freddo, da giovane a vecchio, da vivo a morto, ma anche da ciò che è morto rinasce la vita), una guerra tra i contrari che però genera armonia: “LA GUERRA È MADRE DI TUTTE LE COSE E NE È LA REGINA”. Lo scorrere di tutte le cose si rivela armonia dei contrari. Solo contendendosi a vicenda i contrari si danno l’un l’altro l’armonia del principio, un senso specifico.
Per Eraclito questa “armonia degli opposti” è l’archè, il principio delle cose. Il fuoco esprime in maniera esemplare le caratteristiche del mutamento continuo del contrasto e dell’armonia: è continuamente mobile, è vita che vive della morte del combustibile, sempre in movimento. “E’ COME FULMINE CHE GOVERNA TUTTE LE COSE”. Se governa tutte le cose è intelligenza, è ragione, è “logos” (= ragione)

Parmenide, ripropone una nuova dottrina in forme antiche. distingue tra due diverse vie di ricerca l'una, basata sui sensi, l'altra basata sulla ragione. Parmenide afferma che la ragione ci dice fondamentalmente una cosa: "L'ESSERE È E NON PUÒ NON-ESSERE, MENTRE IL NON-ESSERE NON È E NON PUÒ ESSERE"
L'essere è ingenerato e imperituro: se nascesse o morisse implicherebbe il non-essere; nega la temporalità; è eterno, perché se fosse nel tempo implicherebbe il non-essere nel passato (ciò che non è più) o il non essere nel futuro (ciò che non è ancora). Parmenide nega quindi il cambiamento.

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