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'Ecco allora che la vita viene poi spacciata come un | Mondo filosofia

"Ecco allora che la vita viene poi spacciata come un dono, mentre è chiaro come la luce del giorno che chiunque, se avesse potuto esaminare e saggiare anticipatamente il dono, lo avrebbe rifiutato con tante grazie; lo pensava anche Lessing , il quale provava ammirazione per l’intelligenza di suo figlio: questi non voleva in alcun modo venire al mondo e lo si dovette tirar dentro a forza con il forcipe; ma, non appena ebbe fatto il suo ingresso nel mondo, si affrettò ad andarsene. È ben vero, per contro, che si dice anche che la vita dovrebbe essere, dall’inizio alla fine, solo una lezione; ognuno però potrebbe replicare: «Proprio per questo avrei voluto che mi si lasciasse tranquillo nella quiete del mio modesto nulla, dove non avrei avuto bisogno né di lezioni né d’altro». Se poi si aggiungesse per sovrappiú che egli un giorno sarà chiamato a rendere conto di ogni ora della sua vita, allora sarebbe lui, piuttosto, ad avere il diritto di chiedere conto del perché lo si sia strappato a quella quiete per trapiantarlo in una condizione cosí critica, oscura, angosciosa e penosa. A questo dunque conducono dei presupposti sbagliati. Giacché l’esistenza umana, ben lungi dal possedere il carattere di un dono , ha in tutto e per tutto quello di un debito che è stato contratto. La riscossione di questo debito si mostra nella forma dei bisogni impellenti, dei desideri assillanti e della miseria senza fine che derivano dall’esistenza stessa. Per pagare questo debito serve, di regola, l’intera durata della vita; anche cosí, però, si cancellano solo gli interessi. Il pagamento del capitale avviene con la morte. – E quando è stato contratto questo debito? Al momento della generazione."

Tratto da "Supplementi al Mondo come volontà e rappresentazione" di Schopenhauer

"Il Mondo come volontà e rappresentazione
Mondo" viene arricchito da un secondo volume, nel quale Schopenhauer raccoglie un cospicuo numero di Supplementi che riprendono e approfondiscono, passo dopo passo, i grandi temi dell'opera principale. Sono pagine ancora oggi sorprendenti per incisività, vivacità e, soprattutto, per la ricchezza di prospettive che aprono a partire dai risultati raggiunti dal giovane Schopenhauer nell'opera principale. I Supplementi non sono dunque un puro e semplice approfondimento del "Mondo come volontà e rappresentazione", ma quasi una nuova opera a sé stante che dà voce alla maturità di Schopenhauer, senza mai abbandonare la freschezza della giovinezza.

Noi siamo anche corpo, che per il soggetto conoscente non è soltanto un oggetto come gli altri ma esso è
«anche qualcosa di immediatamente conosciuto da ciascuno e che viene designato con il nome di volontà». Schopenhauer considera l'uomo non solo come soggetto conoscente ma anche come essere dotato di un corpo, sede di un senso interno che ci mostra immediatamente la nostra coincidenza con una forza, un impulso, che è la volontà.
Attraverso l'esperienza di sé stessi come corpo, l'uomo può giungere al noumeno, alla cosa in sé senza ricorrere alle forme a priori della conoscenza e scopriamo che la realtà delle cose ci concerne, siamo nel mondo come una sua parte; difatti vogliamo, desideriamo certe cose e certe altre le evitiamo, rifuggiamo il dolore e ricerchiamo il piacere. Proprio questo ci permette di squarciare il velo del fenomeno e cogliere la cosa in sé. Infatti, ripiegandoci in noi stessi, scopriamo che la radice noumenica del nostro io è la volontà: noi siamo volontà di vivere, un impulso irrazionale che ci spinge, malgrado noi stessi, a vivere e ad agire.

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