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⁣ Venezia, al filosofo Peter Singer il premio Breggruen da 1 m | Mondo filosofia

Venezia, al filosofo Peter Singer il premio Breggruen da 1 mln di dollari

Affermando la propria presenza nel cuore dell’Europa, l’Istituto Berggruen ha tenuto ieri il suo primo evento alla Casa dei Tre Oci a Venezia, recentemente acquistata da Nicolas Berggruen per creare il suo centro di attività europea. Per celebrare questa pietra miliare nella sua storia decennale, l’ente statunitense ha annunciato nello storico palazzo della Giudecca che il filosofo Peter Singer è il destinatario dell’edizione 2021 del Premio Berggruen da un milione di dollari per la filosofia e la cultura, assegnato ogni anno a pensatori le cui idee hanno profondamente plasmato la comprensione e il progresso dell’io umano in un mondo in rapida evoluzione. Il premio Berggruen viene conferito ogni anno da una giuria indipendente a un pensatore le cui idee stanno plasmando la comprensione umana di sé per far progredire l’umanità. Peter Singer riceverà il Premio nella primavera del 2022 in una cerimonia che si terrà a Los Angeles.

Chi è Peter Singer?
È un filosofo e saggista australiano. Le sue riflessioni abbracciano ampie problematiche nel campo dell'etica e in particolare dell'etica applicata: dal rispetto per l'ambiente all'etica politica, dalla squilibrata distribuzione della ricchezza alla responsabilità dei paesi ricchi verso il Terzo mondo, fino agli scottanti temi di etica biomedica come l'aborto, l'eutanasia e la ricerca che coinvolge la sperimentazione animale. Le sue tesi derivano principalmente da quattro premesse:

- Il dolore, inteso come qualsiasi tipo di sofferenza fisica o psicologica, è negativo a prescindere da chi lo provi.

- La specie umana non è l'unica in grado di provare sofferenza o dolore. Ed è innegabile che ciò succede anche a tutti gli animali di specie non umana, molti dei quali sono in grado di provare anche forme di sofferenza che vanno al di là di quella fisica (l'angoscia di una madre separata dai suoi piccoli, la noia dell'essere rinchiusi in una gabbia senza aver nulla da fare). È proprio questo che ci rende uguali agli animali non-umani e che porta a ritenere la sperimentazione scientifica sugli animali e il consumo di carne atti ingiustificabili, dettati unicamente dalla nostra concezione specista, profondamente radicata nella civiltà occidentale odierna.

- Nel soppesare la gravità dell'atto di togliere una vita, bisogna prescindere da specie, razza e sesso, ma guardare ad altre caratteristiche dell'essere che verrebbe ucciso, come il suo desiderio di continuare o meno a vivere, la qualità della vita che sarebbe in grado di condurre, ecc.

- Tutti noi non siamo responsabili solo di quello che facciamo, ma anche di quello che avremmo potuto impedire o che abbiamo deciso di non fare.

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