2022-06-01 21:39:01
Cronache di ordinaria repressione del movimento No Green Pass
Nonostante siano passati diversi mesi dallo slancio delle piazze del sabato milanese e dalle proteste di massa diffuse in tutta Italia, il risentimento e la repressione da parte degli apparati dello Stato continuano a farsi sentire. Lunedì sera uno di noi è stato fermato dagli agenti di polizia per un controllo di routine: dopo essere stato trattenuto per circa un’ora in strada, lo studente è stato portato in commissariato, dove dopo un’altra ora di attesa gli è stato “consegnato” l’avviso dell’inizio della procedura di assegnazione del Daspo urbano dal comune di Milano, strumento repressivo oramai noto a tutto il movimento No green pass. Provvedimento motivato dalla passata partecipazione ai cortei milanesi dell’estate-inverno 2021.
Il Daspo urbano impone alla persona che lo riceve di non potere accedere a determinate aree di una specifica città per un determinato periodo di tempo, la questura è l'autorità autorizzata ad emetterlo e la legge prevede che tale provvedimento sia debitamente motivato da un reale e manifesto pericolo di turbamento dell'ordine da parte dell'interessato. È interessante notare come le cosiddette “norme sul decoro”, come il Daspo urbano, pensato originariamente per “punire” i clochard e i mendicanti, siano utilizzate oggi per colpire chi esprime il proprio dissenso scendendo in piazza. Ancora una volta, il velo moralistico della legislazione sul “decoro” si rende funzionale a “coprire” la repressione del governo.
Ovviamente tali presupposti verso i no green pass sono utilizzati in maniera strumentale: le nostre istituzioni sanno perfettamente che per quanto illegittime giuridicamente le motivazioni apportate possano essere, il ricorso legale al Daspo deve essere condotto presso il tribunale amministrativo regionale, che richiede una spesa di quasi settecento euro, cifra esorbitante per uno studente universitario.
La logica della polizia è chiara: sanno perfettamente di agire anche al di fuori della loro “legalità”, ma siccome opporsi ai loro soprusi è molto costoso, è più conveniente sfruttare questa difficoltà per colpire gli individui che osano turbare la placida quiete borghese della vita disinteressata alla politica.
Noi di certo non ci faremo intimidire da questi fascisti metodi di repressione: il fatto che a distanza di mesi continuino ad arrivare misure di questo tipo vuol dire che le istituzioni hanno ancora paura che possano tornare le manifestazioni partecipate come nello scorso anno. Invitiamo tutti i cittadini a intensificare la lotta proprio all'inasprirsi delle loro misure: un movimento popolare così trasversale e così partecipato non può che averla vinta alla fine della guerra.
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