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CINA: I COSTI DELLA DE-CARBONIZZAZIONE Working in the moonl | ISPI - Geopolitica

CINA: I COSTI DELLA DE-CARBONIZZAZIONE

Working in the moonlight
Crisi energetica in Cina. Nel nord-est del paese, una crescente scarsità di energia ha fermato la produzione di numerose fabbriche, tra cui fornitori di Apple e Tesla, e potrebbe causare un calo del 2% nella crescita del PIL nazionale nel quarto trimestre. Alcuni negozi lavorano a lume di candela, e ai cittadini è stato chiesto di limitare l'uso di scaldabagni e forni a microonde.
Una carenza energetica che rispecchia, come in Europa e altrove, l’incapacità di rispondere al rapido aumento della domanda globale di materie prime dopo le chiusure indotte dalla pandemia. Ma anche l’agenda ambientale di Pechino ha la sua parte di responsabilità.

Domanda e offerta
Xi Jinping vuole assicurare cieli blu alle Olimpiadi invernali di Pechino 2022 e intende mantenere fede agli impegni presi sulla de-carbonizzazione dell’economia. Ma solo 10 delle 30 regioni della Cina continentale hanno raggiunto gli obiettivi di riduzione energetica previsti per quest’anno. Così, di fronte alla prospettiva di un fallimento, i funzionari locali hanno limitato la produzione di carbone.
Intanto, però, con l'aumento degli ordini da oltreoceano e il rimbalzo economico del paese la domanda di carbone è salita a livelli record e con essa i suoi prezzi. Ma poiché il governo mantiene bassi i prezzi dell’elettricità, alcune centrali hanno scelto di funzionare al di sotto della piena capacità per evitare di perdere più soldi.

Winter is coming
Il caso cinese è solo l’ultimo di una lunga serie. Se la Cina lotta per la mancanza di carbone, l’Europa si affanna per il gas russo e paesi OPEC come Nigeria e Angola faticano a tenere il passo con la domanda di petrolio. Con l’arrivo dell’inverno nell'emisfero settentrionale, questa congiuntura rischia così di far deragliare la ripresa economica globale e di alimentare l’inflazione.
Per molti governi, i combustibili fossili tornano dunque a essere una opzione valida e i loro prezzi si impennano: il greggio è sopra quota 80 dollari al barile dopo 3 anni. Una scelta che inevitabilmente mina gli ambiziosi obiettivi green che molti paesi si erano dati. A un mese dalla COP26 il dibattito sui costi della transizione energetica non è mai stato così attuale.

Nell’ISPI Daily Focus di questa sera: Tra Kosovo e Serbia è guerra di targhe. Su ispionline.it