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CINA E USA: DE BELLO GALLIO La Cina passa il Rubicone Pechi | ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

CINA E USA: DE BELLO GALLIO

La Cina passa il Rubicone
Pechino passa alla controffensiva. Se nell’ultimo anno erano stati soprattutto gli Stati Uniti a introdurre restrizioni sempre più dure verso l’industria tecnologica cinese, oggi la situazione comincia a capovolgersi. Ieri la Cina ha fatto sapere che dal primo agosto, per esportare alcuni materiali critici, servirà un permesso amministrativo. Il nuovo regime si applicherà al gallio e al germanio, due elementi fondamentali per lo sviluppo di tecnologie come i semiconduttori. Ma anche per pannelli solari, telecomunicazioni e apparecchiature militari.
Per ottenere tale permesso, i produttori cinesi dovranno far sapere nel dettaglio chi saranno gli acquirenti stranieri. Una decisione adottata per tutelare “la sicurezza nazionale e gli interessi” cinesi, secondo quanto affermato dalle autorità, e che è stata interpretata come una ritorsione contro le sanzioni occidentali sui microchip.

Veni, vidi, vici?
Nel campo delle materie critiche, però, Pechino ha un vantaggio rispetto all’Occidente. La Cina è infatti il maggior produttore mondiale di germanio. Per quanto riguarda il gallio, invece, Pechino rasenta addirittura il monopolio del mercato. Secondo lo United States Geological Survey, il 96% della produzione mondiale proviene dalla Cina.
Non è la prima volta che la Cina strumentalizza la propria centralità strategica nel settore delle materie critiche. Nel 2010 Pechino aveva introdotto una barriera all’export delle terre rare, differenziando di fatto il prezzo dei materiali dentro e fuori la Cina. Il risultato fu una notevole accelerata delle industrie cinesi che si basavano sulle terre rare, come quella dei magneti permanenti necessari per i motori elettrici. Le restrizioni approvate ieri da Pechino potrebbero avere un effetto analogo, dando un nuovo impulso a un’industria strategica – quella dei semiconduttori – su cui la Cina sta investendo moltissimo.

Tu quoque Biden
L’annuncio cinese arriva a poche settimane dalla decisione di escludere i microchip della multinazionale statunitense Micron dalle infrastrutture critiche del paese. Due colpi in rapida successione, in risposta all’offensiva lanciata da Joe Biden sui semiconduttori a cui si sono uniti alleati USA come Giappone e Paesi Bassi con misure molto stringenti sull’export verso la Cina.
Tutto questo accade nonostante i tentativi di riprendere i fili del rapporto. A fine giugno il segretario di Stato Antony Blinken era stato in visita in Cina e aveva incontrato il presidente Xi Jinping per riprendere un dialogo bilaterale che ormai da circa un anno si è interrotto. Nei prossimi giorni arriverà a Pechino anche Janet Yellen, la segretaria del Tesoro statunitense. Ma la tensione tecnologica che persiste tra i due paesi non lascia adito a grandi speranze.

L'operazione militare lanciata da Israele a Jenin, città della Cisgiordania sede di uno dei maggiori campi profughi palestinesi, è l’ultimo capitolo di un conflitto dalle radici profonde. Ne parliamo nello speciale ISPI, con 12 grafici sull’argomento: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/escalation-israele-palestina-12-grafici-per-capire-come-siamo-arrivati-fin-qui-126406