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CONSIGLIO EUROPEO: STESSA STORIA, STESSO POSTO, STESSO MES | ISPI - Geopolitica

CONSIGLIO EUROPEO: STESSA STORIA, STESSO POSTO, STESSO MES

MES: Meglio Estendere lo Stallo?
Aiuti all’Ucraina, migrazioni e Meccanismo Europeo di Stabilità (MES). Questi i temi principali sul tavolo a Bruxelles, dove si è aperto oggi il Consiglio Europeo. Non tutti e tre, però, prioritari per chiunque. Il primo è un punto cardine per l’intera UE, mentre il secondo è particolarmente caro all’Italia. Il terzo, infine, è una questione spinosa che malvolentieri Roma si trova a dover affrontare. Di nuovo.
Che il MES sia per l’Italia motivo di discussione non è una novità. Ieri, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito con determinazione l’orientamento dell’esecutivo durante i suoi interventi parlamentari: “Discutere adesso questo provvedimento non è nell’interesse dell’Italia”, ha spiegato la premier. Probabile dunque che il MES torni in Parlamento non prima di qualche mese. Ma quali decisioni sono in ballo?

Roma nun fa’ la stupida...
Il MES è un organismo istituito nel 2012 che riunisce i 20 Paesi dell’area euro. La sua funzione è semplice: fornire assistenza ai Paesi in difficoltà finanziaria, subordinandola però al rispetto di condizioni legate, tra le altre cose, al controllo del debito pubblico. A fronte di un capitale versato (dagli Stati membri) di 80 miliardi di euro, il MES può fornire prestiti fino a 500 miliardi. Per fare un paragone, i salvataggi di tutti i Paesi Ue dal 2011 a oggi sono costati 550 miliardi (di cui 300 per la Grecia).
Il pomo della discordia tra Roma e Bruxelles è una riforma del MES di cui si discute dal 2017. L’Italia resta infatti l’unico membro a non averla ratificata. Rischiando così di far saltare il banco, visto che l’approvazione richiede l’unanimità. Come si spiega questa esitazione, che rischia di costare cara e che è già ora causa di screzi? Forse l’astio italiano non riguarda il contenuto della riforma, che non ha grandi ripercussioni sulle capacità europee di sorveglianza.

Tranelli d’Italia
Piuttosto, l’impressione è che il rifiuto abbia motivi politici. Un po’ come nel 2020, quando l’Italia rifiutò 36 miliardi di fondi a tassi vantaggiosi dal MES. In quell’occasione, prevalse la volontà di difendere l’indipendenza nazionale, anche se il prestito avrebbe consentito un risparmio di oltre 4 miliardi.
La mancata ratifica della riforma sarebbe coerente con le posizioni assunte dai partiti di maggioranza quando erano all’opposizione, ma isolerebbe l’Italia dagli stati membri. Oltretutto, Roma è già sotto la lente di Bruxelles per l’elevato debito pubblico (oltre 2.800 miliardi) e rischierebbe di esporsi ad attacchi speculativi. Non a caso, il ministro dell’economia Giorgetti si è espresso in favore della ratifica. Per ora, Meloni prende tempo. Ma prima o poi...

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