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MATERIE PRIME IN EUROPA: ACCORDI CRITICI Un passo avanti... | ISPI - Geopolitica

MATERIE PRIME IN EUROPA: ACCORDI CRITICI

Un passo avanti...
Per una volta sono tutti d’accordo. I ministri dell’economia e dell’industria di Germania, Francia e Italia si sono incontrati ieri a Berlino per discutere su come rafforzare la capacità europea di garantirsi l’approvvigionamento di materie prime “critiche”, ovvero quelle indispensabili alla transizione energetica e digitale.
Sulla scia del Critical Raw Material Act, proposto dalla Commissione europea a marzo, i ministri e alcuni leader industriali si sono impegnati a definire progetti strategici comuni e a costituire le prime scorte strategiche europee.
Cosa c’è dietro quello che il ministro dell’economia tedesco, Robert Habeck, ha definito un “importante primo passo”?

… o indietro?
Per decenni, l’Ue è stata l’alfiere della globalizzazione e del libero commercio come canali di pace e prosperità. Ora, però, l’invasione russa ha rimescolato le carte. Vero, le forniture da Mosca (il 40% dei consumi europei, prima dell’invasione) hanno permesso di tenere basso il prezzo del gas naturale in Europa per oltre un decennio. Ma nel 2022 è stata proprio quell’interdipendenza a permettere al Cremlino di mettere l’Europa spalle al muro, tagliando fino al 75% delle forniture di gas e al contempo triplicando gli incassi dalle vendite del gas residuo.
È dunque normale che i Paesi europei spostino lo sguardo verso la Cina. Già, perché su alcuni mercati di materie prime critiche essenziali per la transizione, Pechino esercita un quasi monopolio: il 95% delle terre rare consumate dall’UE viene dalla Cina. E anche se il litio arriva in Europa da Australia e Cile, Pechino ne controlla il 70% dell’offerta mondiale.

Il “motore” d’Europa è tornato?
La proposta di marzo della Commissione europea per ridurre la dipendenza dall’estero pone degli obiettivi sulle materie prime critiche: estrarne in UE il 10% dei consumi, e lavorarne il 40%. La Commissione non ha esposto il cartellino del prezzo, evitando di stimare i costi di questa maggiore autonomia.
Così ieri Italia, Francia e Germania si sono impegnati a investire 2,5 miliardi di euro. Cifre non esattamente entusiasmanti: basterebbero a coprire i consumi europei del solo litio per meno di due anni. Ma si tratta, appunto, di un primo passo.
E poi, dopo le molte tensioni tra i tre “grandi” d’Europa (sui migranti tra Francia e Italia, su nucleare e industria della difesa tra Francia e Germania), potrebbe essere il momento giusto per spingere sul pulsante del “reset”.

Quali conseguenze avrà la rivolta del leader del gruppo Wagner Yevgeny Prigozhin sulla Russia e sulla leadership di Putin? Ne parliamo domani alle 18.00 nella nostra tavola rotonda settimanale: https://www.ispionline.it/it/evento/rivolta-wagner-cosa-cambia-in-russia-ora