Get Mystery Box with random crypto!

Turchia: è la fine di Erdoğanomics? Inversione a U Da 8,5 | ISPI - Geopolitica

Turchia: è la fine di Erdoğanomics?

Inversione a U
Da 8,5 a 15 punti percentuali. È del 6,5% l’aumento dei tassi di interesse deciso ieri dalla Banca centrale turca. Ankara inverte di colpo la rotta segnata dalla “Erdoğanomics”. La poco ortodossa dottrina di Erdoğan, che ha mantenuto i tassi d’interesse bassi per combattere l’inflazione galoppante e stimolare la crescita economica, in contrasto con le teorie economiche tradizionali e in controtendenza rispetto alle decisioni prese dalle maggiori banche centrali dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, non ha pagato. L'inflazione ha toccato il picco dell’85,5% nell’ottobre scorso, mentre da inizio anno la lira turca si è svalutata di oltre il 30% rispetto al dollaro. Con la mossa di ieri, la Banca di Ankara opta per un più rassicurante percorso di deflazione sostenibile. Ma con un innalzamento dei tassi più timido del previsto, la strada non è ancora del tutto tracciata.

L’economia prima di tutto
La svolta in politica monetaria non arriva in un momento casuale. Poco meno di un mese fa, Erdoğan è stato rieletto per il terzo mandato (il secondo da quando è entrato in vigore il sistema presidenziale nel 2018) con il 52% delle preferenze. Dati elettorali alla mano, ha mantenuto un supporto abbastanza trasversale nel paese, ma l’economia rimane la prima fonte di malcontento per i turchi. E l’Erdoğanomics è il principale imputato. La crescita annua del Pil è precipitata a 2,7% nel 2023 dopo il picco post-pandemico. Il tasso di disoccupazione è in crescita e tocca l’11%, gli investitori esteri latitano e le casse dello stato sono in difficoltà. Solo nel 2023 sono stati spesi più di 26 miliardi di dollari per sostenere la propria moneta, drenando le riserve di valuta estera. Mentre il terremoto a febbraio ha ulteriormente aggravato la situazione.

Nomine cuscinetto
Con la sfida economica, la presidenza Erdoğan riparte in quarta. Lo ha mostrato con le nomine di due figure investor-friendly: il nuovo ministro della Finanze, Mehmet Şimşek (che aveva già ricoperto il ruolo nel segno dell’ortodossia economica tra il 2015 e il 2018) e la neo governatrice della Banca centrale, Hafize Gaye Erkan. Più che un cambio di rotta, potrebbe essere una scelta strategica per rassicurare gli investitori, assorbendo il peso di politiche monetarie e fiscali impopolari. Ma se questo nuovo corso sarà affidabile, sarà solo il tempo a dirlo. “Il cambiamento sarà graduale” avvertono e rassicurano Erkan e Şimşek, ma i mercati non sono del tutto convinti: è davvero la fine di Erdoğanomics?

La Sierra Leone va al voto pensando alla crisi economica. Ma a contendersi la presidenza sono gli stessi nomi del 2018: Maada Bio e Samura Kamara. Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/sierra-leone-al-voto-ma-la-sfida-e-leconomia-133440