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SUDAFRICA: NELL’OCCHIO DEL CICLONE DIPLOMATICO Tra conte | ISPI - Geopolitica

SUDAFRICA: NELL’OCCHIO DEL CICLONE DIPLOMATICO

Tra contesa e (buona) speranza
È un anno intenso per il Sudafrica, che detiene la presidenza a rotazione dai BRICS, il foro che accomuna Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. A Cape Town inizierà domani il meeting dei ministeri degli affari esteri dei BRICS, dove tra le altre cose si discuterà dell’allargamento ad altri paesi. Ad agosto, poi, è programmato il Summit dei capi di Stato – tra cui, in teoria, il presidente russo Vladimir Putin.
Un appuntamento che ha messo il Sudafrica in una posizione scomoda: a marzo, la Corte Penale Internazionale ha emanato un mandato di arresto contro il presidente russo, con accuse di crimini contro l’umanità nel contesto della guerra in Ucraina.

To arrest or not to arrest
Pretoria si è trovata quindi in un dilemma diplomatico: attenersi al diritto internazionale o rischiare di sacrificare i propri legami con Mosca. Ieri, infine, il governo ha dichiarato che garantirà l’immunità diplomatica per i funzionari internazionali che parteciperanno al Summit. Anche se è stata presentata come una procedura standard per questo tipo di incontri, l’opposizione ha già presentato ricorso.
Il dibattito interno riflette la complicata posizione internazionale del Sudafrica: mantenendo una posizione di “non allineamento attivo” riguardo alla guerra in Ucraina, Pretoria ha rifiutato di condannare il Cremlino e nel corso dei mesi si è mostrata sempre più in linea con Mosca. A metà maggio, ad esempio, gli Stati Uniti hanno accusato il Sudafrica di fornire armi a Mosca.

Pressione straordinaria
Nel frattempo, continua il tour africano del ministro degli esteri Sergey Lavrov. Significativamente il viaggio, il terzo dall’inizio dell’anno, ha luogo pochi giorni dopo quello del suo corrispettivo ucraino Dmytro Kuleba (Etiopia, Marocco e Ruanda), a dimostrare il bisogno di entrambe le parti di rafforzare i legami con partner africani. Lavrov si è recato in Kenya, Burundi e Mozambico, ultima tappa verso l’appuntamento di domani a Città del Capo.
Insomma, tutti gli occhi sono puntati sul Sudafrica: il presidente Cyril Ramaphosa ha denunciato una “pressione straordinaria” nei confronti del suo paese per abbandonare la sua supposta posizione neutrale. Ma la pressione è anche di altro tipo: affossato anche dalle tensioni diplomatiche, il Rand sudafricano è crollato rispetto al dollaro, perdendo quasi il 15% dall’inizio dell’anno, mentre la crisi energetica del paese continua a peggiorare, minacciandone l’economia.
Insomma, per il paese più industrializzato dell’Africa, si profilano mesi ad alta tensione.

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