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IRAN-AFGHANISTAN: UN FIUME DI TENSIONE Cattive acque È sta | ISPI - Geopolitica

IRAN-AFGHANISTAN: UN FIUME DI TENSIONE

Cattive acque
È stato un sabato di fuoco a Sasuli, piccola località di frontiera nell’Iran orientale, a pochi passi dall’Afghanistan. Proprio in questo remoto territorio di confine si sono verificati violenti scontri tra alcuni talebani e le guardie di frontiera iraniane. Nonostante domenica l’allarme fosse già rientrato, tre persone avrebbero perso la vita nella schermaglia.
Seppur non sia chiaro chi abbia sparato per primo, l’episodio è indicativo delle crescenti tensioni tra Iran e Afghanistan. A gettare benzina sul fuoco è una questione idrica irrisolta: quella del fiume Helmand, un corso d’acqua che si snoda nelle regioni sud-occidentali dell’Afghanistan, per poi entrare nell’Iran orientale. Ma cosa ha scatenato queste violenze?

La tensione torna a galla
Qualche settimana fa, durante una visita nelle regioni più esposte al rischio siccità, il presidente iraniano Raisi ha ricordato il trattato sancito nel 1973, che garantisce a Teheran il diritto di supervisionare l’afflusso d’acqua verso i propri territori. Tuttavia, già nel 1998 l’Afghanistan governato dai talebani aveva deviato il corso del fiume, con conseguenze devastanti per la sicurezza idrica di questa parte dell’Iran. Al momento, tre sono le dighe costruite in territorio afghano lungo il fiume Helmand, di cui l’ultima inaugurata nel 2021.
La questione è poi riemersa nell’estate del 2021, quando gli agricoltori iraniani diedero vita a una serie di proteste causate dalla progressiva desertificazione. All’epoca, secondo l’Organizzazione Meteorologica Iraniana, il 97% del paese stava facendo i conti la siccità. Mentre si stima che anche il 79% circa delle famiglie afghane non abbia acqua a sufficienza per i fabbisogni quotidiani. Insomma, i recenti cambiamenti climatici si aggiungono a un quadro idrico già di per sé problematico.

La goccia che fa traboccare il vaso?
Sarà escalation? In effetti, i motivi di tensione tra Kabul e Teheran non mancano. A cominciare dalla spinosa questione dei rifugiati afghani in Iran dopo l’agosto 2021, che ha già causato screzi in diverse occasioni. Tuttavia, un vero e proprio conflitto sembra improbabile. Un’ulteriore destabilizzazione della regione non gioverebbe né ai diretti interessati, né a paesi terzi convolti nella regione.
Si pensi in primis alla Cina, che ha bisogno di un Afghanistan il più stabile possibile per avere accesso ai minerali e alle pietre preziose del territorio. Pur non riconoscendo ufficialmente il governo talebano, sia Teheran che Pechino hanno intrattenuto diversi colloqui con i rappresentanti talebani. La volontà di mantenere un canale di dialogo aperto è dimostrata anche dalla scelta di tenere le rispettive ambasciate a Kabul aperte. Basterà tutto ciò a gettare acqua sul fuoco?

In Turchia Erdogan ha vinto al ballottaggio delle elezioni presidenziali, e l’Occidente si interroga su cosa aspettarsi nei prossimi 5 anni. Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/turchia-erdogan-ricomincia-da-tre-130123