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SUDAN: FUGA DALLE ZONE DI GUERRA  Quando gli elefanti comba | ISPI - Geopolitica

SUDAN: FUGA DALLE ZONE DI GUERRA 

Quando gli elefanti combattono, è l'erba a rimanere schiacciata 
Dal Sudan continuano ad arrivare bollettini di guerra e persone in fuga. È ormai passato più di un mese da quando, il 15 aprile scorso, sono iniziati i combattimenti tra due fazioni militari: da una parte le Forze armate sudanesi guidate dal generale Abdel Fattah a-Burhan; dall’altra, le Rapid Support Forces, potente corpo paramilitare guidato da Mohammed Hamdan Dagalo, aka Hemedti.  
I due big men dell’establishment sudanese erano alla guida del consiglio militare che avrebbe dovuto traghettare il paese verso un governo civile. Ma il conflitto tra i due, in disaccordo sulle modalità della transizione e recalcitranti a cedere terreno, ha reso questo obiettivo quantomai lontano.  

Dichiarazione, senza impegno  
A poco sono valsi i sei tentativi di cessate il fuoco, e i negoziati della settimana scorsa tra i rappresentanti delle due parti a Jeddah, in Arabia Saudita. Nonostante una “dichiarazione d’impegno” a salvaguardare i civili e a consentire l’ingresso di aiuti umanitari raggiunta lo scorso 11 maggio, i combattimenti sono ripresi quasi subito.  
La situazione è particolarmente grave nella capitale Khartoum e nelle vicine Omdurman e Bahri, ma anche nella regione del Darfur occidentale. Continuano bombardamenti e scontri, mentre si riportano episodi di saccheggi e occupazioni di abitazioni e, sembra, vari episodi di violenza sessuale. Il bilancio dei combattimenti che hanno preso ostaggio il Sudan è di più di 700 morti (1000 per alcuni), e più di 5000 feriti.  

Esodo esponenziale  
Mentre l’instabilità si allarga a macchia d’olio nelle diverse regioni del paese, continua l’esodo della popolazione verso porti più sicuri. Secondo le Nazioni Unite, sono ormai quasi un milione le persone sfollate dal conflitto. Di queste, 840.000 sono sfollati interni, fuggiti verso luoghi più sicuri o zone di confine. Mentre 220.000 persone hanno cercato rifugio nei paesi vicini: soprattutto in Egitto, in Ciad e in Sud Sudan, ma anche in Etiopia, Repubblica Centrafricana e in Libia. Tra questi, anche molti rifugiati di ritorno non sudanesi (soprattutto ciadiani e sud sudanesi) che tornano nei paesi di origine. Un flusso che crea nuove pressioni e bisogni umanitari.  
Questa mattina, le Nazioni Unite hanno presentato due piani di risposta umanitaria per il Sudan che, chiedendo fondi per 3 miliardi di dollari, dovrebbero raggiungere almeno una parte di quei 24.7 milioni di persone (su una popolazione di 45,6) che si stima siano adesso in una situazione di bisogno umanitario. Nella speranza di misure concrete almeno per l’ingresso degli aiuti umanitari.  

Kiev accusa Mosca di “terrorismo aereo”. Intanto continuano i combattimenti. In serata l’incontro tra Zelensky e l’inviato di Pechino. Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ucraina-terrorismo-aereo-della-russia-129288