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UE E PETROLIO RUSSO: YOU CAN’T ALWAYS GET WHAT YOU WANT Dis | ISPI - Geopolitica

UE E PETROLIO RUSSO: YOU CAN’T ALWAYS GET WHAT YOU WANT

Distinzioni raffinate
“Se diesel o benzina prodotti in India da petrolio russo entrano in Europa, è certamente un aggiramento delle sanzioni e gli Stati membri devono prendere delle contromisure”. Parole forti quelle rilasciate oggi al Financial Times da Josep Borrell, Alto Rappresentante UE per gli Affari Esteri.
Ma, per quanto Borrell possa fingersi sorpreso, non è un mistero che i Paesi UE stiano importando dall’India i prodotti della raffinazione del greggio russo. Quello stesso greggio che però è oggetto delle sanzioni di UE e G7. Un gioco delle parti che favorisce indubbiamente Nuova Delhi, che acquista petrolio da Mosca a un costo stracciato e lo rivende a Bruxelles al prezzo di mercato dopo averlo raffinato. Ma chi ci guadagna tra Russia ed Europa?

Come prima, più di prima?
Per certi versi, le sanzioni sul greggio russo non hanno causato i danni sperati. Secondo il report di maggio dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, le esportazioni russe di petrolio ad aprile hanno raggiunto un picco che non si vedeva da prima dell’invasione, superando gli 8 milioni di barili al giorno. Pare insomma che Mosca non abbia grosse difficoltà a sostituire UE e G7 con acquirenti alternativi – India e Cina in primis.
Ma i fasti di un tempo sono un lontano ricordo per la Russia. Lo stesso report evidenzia che, malgrado una lieve crescita (+1,7 miliardi di dollari nel mese scorso), i guadagni che questi export portano nelle tasche russe sono nettamente inferiori al passato. Rispetto a un anno fa, il calo è stato del 27%. Segno che in qualche modo le sanzioni di Bruxelles sono riuscite a ridurre gli introiti di Mosca – benché il petrolio russo continui, seppur indirettamente, ad alimentare la nostra economia. Un’incoerenza inevitabile per gli scopi europei?

Buon viso a cattivo gioco
Facciamo un gioco: cosa succederebbe se l’UE vietasse l’importazione di diesel e benzina indiani prodotti da greggio russo? In questo scenario, non ci sarebbero effettivamente tracce di petrolio russo in Europa. E, forse, Nuova Delhi ridurrebbe l’acquisto di greggio da Mosca, i cui ricavi potrebbero diminuire. Ma il rovescio della medaglia sarebbe devastante. La carenza di prodotti raffinati rischierebbe di provocare una crisi petrolifera letale per l’economia occidentale. Oltretutto, tale crisi farebbe schizzare il prezzo del petrolio alle stelle – cosa che, per colmo, aumenterebbe i guadagni russi.
Certo, sono solo speculazioni. Ma sono tremendamente utili a mostrare il delicatissimo equilibrio tra la volontà di sanzionare la Russia e la necessità di salvaguardare la stabilità europea. In fin dei conti, l’impressione è che l’UE stia facendo il possibile per trovare un giusto compromesso.

Domenica scorsa non si è votato solo in Turchia, ma anche in Thailandia. Il risultato delle elezioni segna la sconfitta dei militari e l’ascesa del partito Move Forward, un vero e proprio “terremoto politico”. Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/thailandia-lalba-di-un-nuovo-giorno-129031