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EUROPA: CRESCITA ACCIDENTATA Ripresa: Bene... Inflazione, c | ISPI - Geopolitica

EUROPA: CRESCITA ACCIDENTATA

Ripresa: Bene...
Inflazione, crisi finanziaria, gas, deficit pubblico. Sono alcuni dei temi toccati nelle previsioni economiche di primavera 2023, pubblicate questa mattina dalla Commissione Europea. Il messaggio principale è chiaro: l’economia europea sta meglio del previsto.
In effetti, i numeri parlano chiaro. Per il 2023, si prevede una crescita media del PIL europeo dell’1% – un dato in miglioramento rispetto al report di tre mesi fa, che prospettava un aumento dello 0,8%. Stessa storia per il 2024: rispetto all’1.6% previsto a febbraio, le stime di oggi si spingono ad uno 1,7% che sa di cauto ottimismo. Possiamo quindi dormire sonni tranquilli?

... ma non benissimo
Sì e no. Le buone notizie non mancano. Come evidenziato nella pubblicazione odierna, l’UE ha risposto (sorprendentemente?) bene alle recenti avversità: le scorte di gas non sono più un problema, la produzione industriale è stabile e le sirene della crisi finanziaria si sono affievolite. Tuttavia, le criticità rimangono. A cominciare dall’inflazione che, sottolinea il report, rischia di rallentare seriamente la ripresa – 5,8% la stima per il 2023, in rialzo rispetto a quella di tre mesi fa.
Non va poi dimenticato che si parla comunque di miglioramenti relativi, rispetto a un punto di partenza drammatico. Il paragone fra le stime odierne e quelle pubblicate dalla Commissione a inizio febbraio 2022, poco prima dell’attacco a Kiev, fa quasi sorridere. In media, le proiezioni di crescita per il periodo 2022-23 si sono ridotte del 2,4%, in un trend che penalizza soprattutto gli stati baltici, l’Europa orientale e la Germania.

Non ci indurre in tentazione
E ora? Il futuro appare incerto, e molto si deciderà sul campo di battaglia. Ma, a prescindere dall’esito dei combattimenti, i Paesi europei sembrano determinati a recidere di netto i legami con Mosca. È infatti notizia di ieri che UE e G7 stanno lavorando a una risoluzione congiunta per impegnarsi a vietare definitivamente le importazioni di gas dalla Russia. Ma perché vincolarsi già adesso?
Semplice: il gas russo fa gola per il suo costo vantaggioso, e i paesi europei lo sanno bene. Certo, il prezzo per importare GNL dagli USA si è ormai stabilizzato su livelli accettabili (40-45 €/MWh) dopo i picchi dello scorso anno. Ma questa cifra resta pur sempre il doppio del prezzo medio nello scorso decennio del gas russo, che continuerà a essere un allettante sogno proibito per le imprese europee.
Un’inevitabile perdita di competitività è dunque il sacrificio che l’UE sembra disposta a fare, pur di certificare sin d’ora l’interruzione dei legami con la Russia

Nelle elezioni in Turchia sarà il ballottaggio a decidere chi, tra Erdogan e Kilicdaroglu, sarà il prossimo presidente. Un risultato storico, ma per le opposizioni la strada sembra in salita. Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/turchia-sospesa-128930