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UE-CINA: SCONTRO O DISTENSIONE?  Prepararsi al peggio  Non | ISPI - Geopolitica

UE-CINA: SCONTRO O DISTENSIONE? 

Prepararsi al peggio 
Non è la prima volta e non sarà certo l’ultima: in una riunione informale a Stoccolma tra Ministri degli esteri dell’Unione Europea, che avrebbe dovuto essere dominata dall’Ucraina, si è discusso anche di Cina. Il documento preparatorio inviato ai 27 dall’Alto commissario per gli affari esteri, Josep Borrell, parla estesamente di “de-risking”
Un altro termine per segnalare che l’Europa deve prepararsi al peggio (leggasi: all’invasione di Taiwan), riducendo le eccessive dipendenze da Paesi non affidabili sul piano politico. Nel caso della Cina c’è solo l’imbarazzo della scelta: dalle materie prime critiche ai pannelli solari, dalle pale eoliche alle auto elettriche, tutto è “dipendenza” da Pechino
Ma dalla Commissione avvertono: “de-risking” non significa “decoupling”. Prego? 

Vai avanti tu... 
In effetti, la Cina detiene una posizione dominante in diversi settori cruciali per gli europei. Produce il 95% dei wafer solari e il 90% delle celle fotovoltaiche, mentre la quota Ue si assesta rispettivamente su meno dell’1% e 2%. Secondo la Commissione europea, inoltre, negli ultimi cinque anni Pechino ha effettuato il 90% degli investimenti mondiali in “impianti manufatturieri net-zero", cioè in settori ritenuti cruciali per combattere il cambiamento climatico. 
Non solo: in media Pechino estrae il 45% delle materie prime critiche che si ricavano nel mondo, con punte che superano l’80% per gallio, magnesio, tungsteno e bismuto. Tutti minerali fondamentali per le tecnologie delle “transizioni gemelle”, verde e digitale. 

Poche idee ma confuse 
È dal 2019 che l’Ue ha definito la Cina, oltre che partner, “concorrente economico e rivale sistemico”. Prendendo atto dell’ambiguità della situazione esistente, ma senza far luce sulla strategia da adottare. 
Di certo, neanche la girandola di visite a Pechino degli ultimi mesi ha portato chiarezza. Anzi, i leader europei giunti nel paese hanno veicolato messaggi ambigui, quando non contrastanti. Da Scholz che invoca cautela ma poi si porta dietro una vasta delegazione economica, a Macron che, per porre l’enfasi sulla “autonomia strategica” europea (“siamo alleati, non vassalli degli Usa”), quasi lascia da sola Taiwan. 
Proprio domani, sempre a Stoccolma, si terrà il forum interministeriale Ue-Indopacifico: inevitabile che in quell’occasione si parli di come “rispondere” alla Cina. Ma, in questo clima di scontro a giorni alterni, forse prima di guardare all’esterno i leader europei dovrebbero chiedersi quale sia, e se esista, una strategia comune. 

  Domenica in Turchia, il presidente Erdogan si gioca la rielezione. Cosa succederebbe se davvero perdesse? Ne abbiamo parlato nell’ultimo episodio di Globally, il nostro podcast sulla geopolitica: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/podcast-globally-cosa-succederebbe-se-erdogan-perdesse-le-elezioni-128618