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FIRST REPUBLIC BANK: UNO, NESSUNO, CENTOMILA (CRAC) I “prim | ISPI - Geopolitica

FIRST REPUBLIC BANK: UNO, NESSUNO, CENTOMILA (CRAC)

I “primi” saranno gli ultimi?
Anche First Republic Bank (FRB) ha fatto crac. Nel weekend è arrivato il terzo grande fallimento bancario dal crollo di Silicon Valley Bank (SVB) a marzo, il secondo più grande nella storia degli Stati Uniti. FRB sarà acquisita da JPMorgan, una delle “Big Four” americane di servizi finanziari che fino alla settimana scorsa era capofila nella cordata per salvarla.
Oggi in Europa i mercati sembrano aver comunque reagito con tranquillità. Ma crescono i sospetti che questo salvataggio non sarà l’ultimo. Così le scelte della Federal Reserve e della Banca centrale europea (BCE) si complicano ulteriormente.

Calma e sangue freddo
La reazione contenuta dei mercati è forse legata anche alla differente gestione dell’affaire FRB rispetto a quello SVB. Allora la FDIC, l’agenzia USA che coordina i fallimenti bancari, aveva ordinato la chiusura dell’istituto in un giorno lavorativo e aveva dovuto creare una “banca ponte” prima di riuscire a vendere SVB (due settimane dopo). Inoltre, il timore di contagio aveva messo in allarme anche i correntisti con più di 250.000 dollari sul conto di molte altre banche, ovvero coloro che superavano il tetto delle garanzie federali.
Per evitare una fuga agli sportelli (i depositi non assicurati valgono circa il 40% di tutti quelli americani), la Casa Bianca aveva dichiarato che quelle di marzo erano “crisi sistemiche” e garantito i depositi di tutti i correntisti. Un ombrello potente, che ha temperato le paure di queste settimane. E che ha permesso al governo USA di intervenire in maniera più discreta, lasciando che all’apparenza fossero i privati a fare il grosso del lavoro.

Sotto lo stesso tetto
La crisi di FRB arriva in un momento delicato: tra domani e dopodomani, Fed e BCE dovranno decidere di un eventuale rialzo dei tassi d’interesse. Anche in Europa i prezzi continuano infatti a crescere troppo in fretta (ad aprile l’inflazione “core” nell’Eurozona era al 5,6%, solo un piccolissimo miglioramento dal 5,7% di marzo), malgrado l’economia dia segnali di rallentamento (come un credito alle famiglie, ad esempio, mai così basso dal 2018).
Intanto negli USA la politica si è nuovamente divisa sulla gestione dei fallimenti bancari. I repubblicani sono favorevoli a “soluzioni di mercato” (come quella per FRB) anche quando queste rafforzano posizioni dominanti, mentre i democratici vorrebbero che a fare le spese delle crisi fossero i ricchi e non la collettività.
Un’altra grana per Biden, che da martedì prossimo dovrà anche convincere i deputati ad alzare il tetto al debito federale o rischiare uno shutdown già dal 1° giugno. Cosa che non succede dal 2019.


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