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SUDAN: TRA TREGUA E TRAGEDIA Tirare il fiato Voci di tregu | ISPI - Istituto per gli Studi di Politica Internazionale

SUDAN: TRA TREGUA E TRAGEDIA

Tirare il fiato
Voci di tregua hanno acceso nuove speranze per gli abitanti del Sudan e per gli osservatori internazionali. Il paese è da dodici giorni preda degli scontri tra le due principali fazioni militari del paese: da una parte le forze armate, facenti capo al generale al-Burhan; dall’altra la potente forza paramilitare Rapid Support Forces (RSF) che rispondono al generale Dagalo, aka Hemedti.
La spirale di violenza è costata, ad oggi, almeno 459 vittime e più di 4000 feriti. Dall’inizio dei combattimenti si sono susseguiti vari infruttuosi tentativi di un cessate il fuoco, fino alla tregua di 72 ore iniziata ieri, concordata sotto gli auspici degli Stati Uniti, che ha portato a una diminuzione dell’intensità dei combattimenti, che sono tuttavia continuati almeno in zone della capitale Khartoum e nella vicina Omdurman.

Leave the sinking boat
La riduzione dei combattimenti ha permesso a molti paesi di portare avanti l’evacuazione dei loro cittadini: Stati Uniti, Regno Unito, vari paesi europei (sarebbero un migliaio i cittadini europei evacuati, secondo quanto riportato da Borrell), Russia, paesi nordafricani, del Golfo, e asiatici.
Ma la partenza dei diplomatici e dei lavoratori di agenzie umanitarie è anche un triste segnale del fatto che la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Il cerchio si chiude insomma intorno a chi rimane in Sudan, dove manca l’essenziale: acqua, cibo, elettricità, connessione internet, e molti ospedali non sono operativi. In un paese in cui, già prima della crisi, un terzo dei suoi 45 milioni di abitanti necessitava di assistenza umanitaria.

Oltre il confine
Così, chi può corre altissimi rischi per spostarsi dalle città verso zone più sicure o oltre confine. È già iniziato un flusso di rifugiati verso i paesi confinanti: in primis il Ciad, dove sarebbero già arrivate 20.000 persone; ma anche il Sud Sudan, che sente anche la pressione del rientro di molti dei sud sudanesi che vivono in Sudan, Egitto ed Etiopia. Le agenzie umanitarie attendono un flusso di centinaia di migliaia di rifugiati verso i sette paesi con cui il Sudan, terzo paese africano per dimensioni, confina.
Molti di questi paesi, a loro volta, fanno i conti con pressioni securitarie e crisi umanitarie, e potrebbero non reggere il colpo. Sembra sempre più reale il timore che una possibile guerra civile in Sudan possa conflagrare nella regione, come già espresso dal segretario ONU Guterres che, appellandosi al Consiglio di Sicurezza, ha richiesto con urgenza una posizione internazionale solida nel richiedere una soluzione negoziale.
Questa tregua vacillante potrà essere un primo passo?

Xi Jinping chiamato Volodymyr Zelensky, oltre un anno dopo l’inizio della guerra. La diplomazia cinese si muove e le cancellerie (soprattutto europee) osservano interessate il tentativo cinese di risolvere la guerra in Ucraina. Ne parliamo nell’ISPI Daily Focus di oggi: https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/ucraina-cina-pronto-xi-parla-126635