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GAS, EUROPA: CHI LA DURA LA VINCE? Mezzo pieno... È finito | ISPI - Geopolitica

GAS, EUROPA: CHI LA DURA LA VINCE?

Mezzo pieno...

È finito l’inverno e gli stoccaggi di gas europei sono pieni per oltre la metà (57%). Un risultato che lascia l’Ue in una posizione confortevole al termine della stagione di riscaldamento, smentendo le aspettative degli esperti di inizio autunno (e le minacce di Gazprom che prospettava un’Europa congelata).
Netto il contrasto con lo scorso anno, quando la riduzione delle forniture da Mosca aveva portato la crisi energetica sul nostro continente e costretto l’Ue ad aumentare le importazioni di Gnl per arrivare preparati all’inverno. Oggi, invece, con il livello medio degli stoccaggi europei di circa 25 punti percentuali al di sopra della media 2015-2019 (31%), l’Ue sembrerebbe aver superato il periodo più critico della crisi energetica.
Sarà vero?

... o mezzo vuoto?
Quest'anno l’Ue è stata fortunata, potendo contare su un inverno particolarmente mite che ha permesso una riduzione dei consumi per il riscaldamento. Le temperature medie europee fra ottobre e marzo sono state di ben 2,4°C più alte rispetto alla media 1901-2000, e nei mesi di ottobre e gennaio addirittura le maggiori mai registrate. Una buona notizia per l’Ue (meno per il riscaldamento globale) che potrebbe però non ripetersi in futuro.
C'è poi una seconda considerazione: l’Ue non ha mai davvero fatto a meno delle forniture di gas russo, tanto nel 2022 (83 miliardi di metri cubi annui – Gmc/a), quanto nel 2023 (ai flussi attuali, 50 Gmc/a). Sebbene ormai scese a un terzo rispetto al periodo pre-crisi, le importazioni di gas russo nel 2023 rimangono il 14% di quelle totali. Volumi fondamentali sia per Mosca (che non può più contare sugli extra-profitti della crisi), sia per l’Ue.

Dura a morire
Eppure, secondo la Commissaria Ue dell’energia Kadri Simson, alcuni Stati membri saranno presto in grado fare a meno del gas russo grazie all’aumento della “quota di energie rinnovabili e diversificando ulteriormente le fonti”. Certo, gli investimenti in rinnovabili in Europa hanno accelerato, ma i 760 miliardi di euro spesi per abbassare le bollette hanno sottratto risorse alla transizione.
La “confortevole” (parola di Simson) posizione attuale non è poi così solida: per riempire gli stoccaggi al 90% entro il 30 settembre l’UE avrà ancora bisogno del gas russo e, soprattutto, non potrà permettersi ulteriori crisi con i suoi fornitori. Siano queste per ragioni tecniche, come con l’Algeria, che non sembra riuscire a mantenere la promessa di 9 Gmc in più già da quest’anno. O politiche, come con l’Azerbaigian, dove il governo di Baku poco gradisce l’interferenza europea nella crisi con la vicina Armenia.
Insomma, il miraggio dell’indipendenza energetica europea crea nuove dipendenze.

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