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(Da Carlo Brevi) “Perché io che ho una immunità grazie alla v | Il Veritiero

(Da Carlo Brevi)

“Perché io che ho una immunità grazie alla vaccinazione, devo essere paragonato dallo stato a quella feccia dei no vax? Scusate ma non mi va bene".
Peppe, 22 anni.

Quando un governo inizia a manifestare tendenze totalitarie, la maggioranza della popolazione pensa sempre di potersi mettere al sicuro "seguendo le regole" del regime.
Accadeva col fascismo, coi regimi comunisti, con le varie dittature del XX secolo.

E quando una "minoranza" inizia ad essere perseguitata, la maggioranza in fondo "gode" anche del suo status di "non-discriminato".
L'essere umano nel valutare la sua situazione infatti si limita spesso ad osservare la condizione del suo vicino.
In un paesino in cui tutti vanno a piedi, chi ha una bicicletta si sente un re.
Lo stesso individuo se va in città dove tutti girano in macchina, si sentirà inferiore.
Non è cambiato il suo status, ma quello di coloro che lo circondano.

Così in una società in cui tutti sono liberi, veder limitato anche di poco uno dei propri diritti rappresenta un affronto.

Ma in un regime, se mille delle proprie libertà vengono oppresse, si gode della propria situazione se c'è qualcuno la cui condizione è ancora peggiore.

In fondo, le limitazioni nei confronti dei "no vax" avevano principalmente quello scopo: far tollerare le restrizioni imposte alla maggioranza, dal momento che c'era chi era mille volte più limitato.
"Mi richiedono di fare una puntura ogni 4 mesi, devo mostrare un lasciapassare ovunque vada, ma almeno non sono come quegli sfigati che non possono nemmeno entrare al cinema".

La grande fallacia della maggioranza, nel nostro caso come in ogni caso storico, è il non rendersi conto che un regime capace di essere brutale e autoritario nei confronti di una qualsiasi minoranza lo potrà diventare in qualsiasi momento nei confronti anche degli altri, che si sentivano "salvi" in quanto obbedienti e "ligi alle regole".
E' come stare in una cella con un altro prigioniero e sentirsi privilegiati perchè si possiede una catena più lunga, e il padrone riserva a chi si prostra al suo passaggio gli avanzi migliori.
Poi, il giorno in cui il padrone decide di negare le ossa ad entrambi, chi aveva la catena più lunga se la prende col suo compagno di cella.

"Io mi sono sempre prostrato fino a terra, non è giusto che mi sia riservato lo stesso trattamento di quello che non ha mai collaborato".

Arriva quindi il momento in cui i vari Peppe della storia si rendono conto della loro stoltezza, e di solito a quel punto è sempre tardi.