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  TEMPESTA PERFETTA SULL’ECONOMIA ITALIANA? Poco più di 12 me | Libertà e democrazia

  TEMPESTA PERFETTA SULL’ECONOMIA ITALIANA?

Poco più di 12 mesi fa, il cambio euro/dollaro oscillava tra 1,18 ed 1,22 e – dopo il crollo da 1,40, conseguente all’avvio nel 2015 del Quantitative Easing da parte della Bce di Mario Draghi – negli ultimi anni era stato quasi sempre sopra 1,10. Dalla fine dell’estate 2021 si è delineato un nuovo scenario: l’aumento dell’inflazione ha posto Eurozona ed Usa davanti ad un sentiero di crescita dei tassi di interesse. 

Con la differenza che gli Usa hanno già potuto avviare una sequenza di aumenti dei tassi che in Eurozona sarebbe stata ed è tuttora insostenibile. Da qui è partito l’indebolimento dell’euro, che ha risentito anche della progressiva erosione del rilevante avanzo della bilancia commerciale. Se il capo della Fed Jerome Powell decidesse di seguire le orme del suo mitico predecessore Paul Volcker – che tra il 1980 ed il 1981 spinse i tassi fino al 19% per ridurre l’inflazione, con il dollaro che si rivalutò del 50% circa contro il marco tedesco – e riportasse i tassi reali in territorio positivo, allora dell’euro resterebbero solo le macerie.

#GEDDAF 》  Peraltro, è il caso di notare che la crescita dell’inflazione USA è stata causata prevalentemente da un eccesso di domanda conseguenza degli imponenti stimoli di bilancio pubblico. Quella dell’eurozona ha avuto la sua causa prevalente nella crescita dei costi degli input energetici innescata a luglio 2021 dall’annuncio da parte della Commissione del programma “Fit for 55”. Un ambizioso e troppo rapido programma di riduzione dell’energia da fonti fossili entro il 2030 che ha fatto saltare gli equilibri dei mercati delle materie prime energetiche, già precari dopo lo “stop and go” del lockdown.

Dall’estate 2021, la svalutazione dell’euro contro dollaro è stata del 20% circa (fino a 0,99) e l’inflazione a luglio ha perfino superato il 7,5% dello scenario, attestandosi al 8,4% (indice Ipca) e comunque ampiamente sopra il 5% da inizio anno. Ma, stranamente, non siamo riusciti a leggere da nessuna parte alcun articolo sulla “gigantesca imposta patrimoniale”, conseguenza di tale livello di inflazione.
Al danno dell’inflazione importata, si è aggiunta la beffa del modesto beneficio per l’export, in teoria favorito dalla svalutazione. In pratica però, le strozzature nelle filiere produttive e l’aumento dei costi di produzione hanno notevolmente frenato la crescita verso l’estero.

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