Get Mystery Box with random crypto!

Intervista delle emittenti radiofoniche russe “Sputnik”, “Govo | Giorgio Bianchi Photojournalist

Intervista delle emittenti radiofoniche russe “Sputnik”, “Govorit Moskva” e “Komsomol’skaja pravda” al Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov (Mosca, 19 aprile 2024)
 
Punti principali:
 
L’accanimento sulla questione della sconfitta da infliggere alla Russia, così come l’enfasi posta sulle implicazioni esistenziali che tale sconfitta avrebbe per il futuro dell’Occidente, rispecchiano non tanto gli intenti bellicosi, quanto l’isteria di un Occidente agonizzante.
 
Gli estoni, i lituani e i lettoni sono adesso in prima linea tra coloro che “ci puntano il dito contro” e che affermano di voler inviare soldati e di voler combattere. Ciò mostra chiaramente il cambiamento sostanziale avvenuto nella NATO, evolutasi in una direzione che si allontana dai tempi in cui l’ultima parola ce l’avevano gli americani, certo, ma anche le grandi potenze europee.
 
In merito ai negoziati. Non ne abbiamo ancora parlato, ma spero che non mi criticheranno per questo. Quali garanzie prevedeva questo Documento di Istanbul? [...]. Nel documento si specificava espressamente che tali garanzie non erano applicabili né alla Crimea né al Donbass. E questo significava che tali regioni non si dovessero toccare, perché altrimenti nessuna delle garanzie avrebbe avuto effetto.
 
Noi siamo pronti ai negoziati. Ma a differenza di quanto accaduto con gli accordi di Istanbul, noi non interromperemo le operazioni militari durante tali negoziati. Questo processo deve andare avanti. Inoltre, la situazione “sul campo” è cambiata, e in maniera sostanziale; e tale stato di cose va tenuto in considerazione.
 
In merito all’Iniziativa svizzera. [...] La Svizzera, semplicemente, non è adatta a noi. Non è un Paese neutrale. La Svizzera, da neutrale, si è trasformata in un Paese apertamente ostile. [...] È molto strano che spalanchino così volentieri le loro porte [all’Occidente collettivo] continuando a sperare di poter godere, come in passato, della loro reputazione di Paese conciliatore.

Il testo integrale in inglese