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“Parlamento scavalcato, Costituzione e trattati completamente | Giorgio Bianchi Photojournalist

“Parlamento scavalcato, Costituzione e trattati completamente ignorati”
AZZARITI - Il costituzionalista: “nessuna trasparenza”
DI GIAMPIERO CALAPÀ

“Nessuno fa più riferimento a tentativi negoziali per risolvere le controversie internazionali: è anzitutto un regresso dal punto di vista culturale”. Gaetano Azzariti, costituzionalista di fama della Sapienza di Roma, bolla così la vendita di armi dell’Italia all’Ucraina ammessa ieri da Crosetto in aula: “Non vengono considerati i valori di solidarietà non armata cui sono ispirate la nostra Costituzione e la Carta dell’Onu”.

Il ministro Crosetto sostiene che l’art. 51 della Carta Onu lo consente.

Tutti citano l’art. 51 (“il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un membro Onu”, ndr), saltando bellamente le prime righe del preambolo della stessa Carta: “Noi, popoli delle Nazioni Unite, decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra”. E la stessa Carta Onu, all’art. 33 fa riferimento a “negoziati, inchiesta, mediazione, conciliazione, arbitrato, regolamento giudiziale, ricorso a organizzazioni od accordi regionali, o altri mezzi pacifici” per “il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”. Chi si sta impegnando per far rispettare il preambolo e l’art. 33? Conta solo l’art. 51…

E il nostro art. 11 della Costituzione che ripudiando la guerra impone di trovare altre vie per risolvere le controversie internazionali? Poi c’è la legge 185…

La legge 185 del 1990 è stata emanata con la finalità di evitare invii di armi a Paesi in conflitto bellico. È una legge che si fonda su due pilastri: primo, divieto assoluto di vendita a Paesi belligeranti, fatta salva l’eccezione richiamata dall’art. 51 della Carta Onu; secondo, il massimo controllo politico di tutte le cessioni e le vendite di armi. Questo secondo punto è dirimente: rispetto a 417 milioni in vendita di armi all’Ucraina il Parlamento è stato informato dal governo solo ieri, a cose fatte, non è accettabile.

Ma non basta, il governo sta anche cercando di svuotare la 185?

È già passato in prima lettura al Senato un tentativo di riforma per rendere meno trasparenti sia le cessione sia la vendita. Vogliono codificare meglio la disinvoltura che già c’è nella cessione e nella vendita di armi. Già ora non si sa neppure quali sono le armi che inviamo perché gli atti del governo sono secretati in barba alla trasparenza che sarebbe richiesta e dovuta in questi casi.

Secondo lei il governo dovrebbe solo essere informato o dovrebbe anche esprimersi con un voto su eventuali cessioni e vendite di armi?

Non c’è un obbligo scritto, ma nella logica della centralità del Parlamento che dovrebbe esser garantita a una Repubblica parlamentare va da sè che una discussione che si conclude con il voto dell’aula sarebbe più rispettosa dei valori costituzionali. Ma ora il tentativo espresso con la riforma della 185 a cui facevamo riferimento prima, è proprio quello di rendere l’intervento armato un atto proprio dell’esecutivo scavalcando le Camere.

Pensa che in tutto questo contano gli incarichi precedenti dell’attuale ministro della Difesa in Aiad e Leonardo?

Del tutto inopportuno appare passare da quegli incarichi al ministero della Difesa.

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