" Amavo la sua semplicità, la quieta, pacata, l' inesorabile arroganza con
cui mi governava e umiliava.
I suoi comandi erano brevi, decisi, essenziali, simili a quelli che avrebbe usato per addomesticare un cane ed era più con lo sguardo che con le parole, che comunicava il proprio volere.
"Giù" e "lecca", solo questo, nulla di più, come se non fossi in grado di comprendere altre parole ed io le obbedivo, mi inginocchiavo e le leccavo i piedi, pervasa da quel piacere che scompigliava la mia mente, dalla lucida follia con cui rinnovavo il mio patto di sottomissione, accettando che il mio posto fosse lì, ai suoi piedi, libera e felice di essere la sua cagna."
