La dichiarazione di Fukuyama sulla fine della storia intendeva | Democrazia Giustizia e Libertà
La dichiarazione di Fukuyama sulla fine della storia intendeva inaugurare in questo modo l’era della democrazia liberale americana come ordine utopico globale in ascesa, si è trattato invece di un trentennio durante il quale gli Usa hanno goduto dei frutti dello status di unica superpotenza e che sono stati sperperati nella ricerca sanguinosa e immorale della sottomissione di tutti.
È FINITA LA “BELLE EPOQUE” DELL’AMERICA
Tutto questo si potrebbe far risalire al neoliberismo globalista i cui sacerdoti sono stati e sono tutt’ora intoccabili al punto da riuscire a far eleggere un presidente con l’Alzheimer, cosa che ha anche dato il colpo di grazia al culto per qualcosa che probabilmente non c’è mai davvero stata , ossia la “democrazia americana”.
L’America non sarà più in grado di recuperare il prestigio e la fiducia persi sulla scena mondiale e, cosa più importante, la quota di mercato persa nell’economia globale a favore di potenze in ascesa come la Cina. Per non parlare del fatto che gli irreversibili problemi demografici dell’America e la sua concezione di istruzione scolastica privatistica l’hanno condannata a cedere la sua preminenza nell’innovazione, vista che essa si è prosciugata sulla scia del declino del dollaro.
La sorpresa però più amara è stata scoprire che la capacità dell’America di mobilitare il mondo è molto diminuita, in gran parte perché il rispetto per gli Stati Uniti è crollato, risultato di divisioni interne, democrazia sotto attacco e la diffusa opposizione di gran parte del mondo alle guerre statunitensi in Medio Oriente, in Afghanistan e dovunque si potesse usare la forza e non la ragione, ma anche alla voracità delle sue multinazionali spalleggiate da Fmi e Banca Mondiale.
Un vero peccato che la fine dell’egemonia Usa avvenga in contemporanea con il maggiore dei suoi delitti, ovvero il suicidio economico e politico dell’Europa che sembra l’unica parte di mondo a non aver capito in cambiamenti in atto e ad essere abbarbicata al dopoguerra e alle sue logiche, che invece di affermare finalmente la sua sovranità e soggettività nel momento in cui può farlo, si rifugia dentro un ruolo ancillare.
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